Lo spaccio di stupefacenti, allo Zen come in qualunque altro quartiere del nostro Paese, è una realtà contro cui le Istituzioni devono fare i conti. Allo Zen queste attività non soltanto vengono contrastate, ma ogni giorno, faticosamente, c’è chi prova a costruire le condizioni per cui le risposte alle povertà siano diverse. Per fugare ogni dubbio sul fatto che lo spaccio sia una scelta, personale e censurabile, e non una delle risposte possibili alla condizione di povertà assoluta”. Lo dicono in una nota le associazioni Laboratorio Zen Insieme, Batyk Batyk, Lievito e Handala a proposito dell’aggressione all’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti, e alla troupe della trasmissione tv.

“Spiace molto per l’accaduto – proseguono le associazioni – anche alla luce del rischio che si getti ombra su un lavoro costante e silenzioso di riscatto, portato avanti faticosamente insieme alla gente del quartiere. Pensiamo che mostrare gli effetti del disagio sociale, senza indagarne le cause, non sia giornalismo, ma sciacallaggio. E a pagare lo scotto dell’ennesimo sensazionalismo sullo Zen rischia di essere ancora una volta la comunità tutta”.

Che gli spacciatori, a Palermo come a New York, per quel poco che ne sappiamo, non gradiscano che qualcuno gli punti una telecamera addosso, sinceramente fatichiamo a considerarla una notizia. Questo quartiere negli anni si è visto raccontare dalla stampa senza particolari disagi, per questo non nascondiamo l’amarezza davanti a un’operazione che ai più smaliziati potrebbe apparire quasi pensata per far salire lo share. Un dubbio che, sinceramente, ci lascia indignati. Ci auguriamo di sbagliarci – concludono le associazioni -, ma non vorremmo si trattasse dell’ennesima speculazione sulla pelle della gente dello Zen, per quella che da anni lavora in silenzio e senza pietismi per costruire il proprio riscatto”.