“Leggo ancora una nota del candidato di Lega e post fascisti, Roberto Lagalla, in cui mi tira in ballo impropriamente. Evidentemente è ossessionato da me perché sa che la mia candidatura è l’unico argine alla sua vittoria e che al ballottaggio lo batterò”. A dichiararlo è il candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli che risponde alle affermazioni di Roberto Lagalla.

La risposta di Lagalla, “Con Cuffaro nel 2017”

Il candidato sindaco di centrodestra ha risposto alle critiche affrontando la spinosa questione del sostegno di Cuffaro e Dell’Utri. “Sarebbe facile fare riferimento alla campagna del 2017, quando Ferrandelli difendeva fra i suoi alleati proprio Totò Cuffaro, evidentemente amico comune. Oppure dovrei andare a fondo della vacuità della campagna di Miceli e rammentare di quando il Pd cercava il campo largo coni centristi. In questo caso, se si fosse realizzata, sarebbe forse stata una coalizione meno maleodorante?”. Queste le parole dell’ex rettore Unipa che scatenano adesso la reazione di Ferrandelli.

“Fino a qualche giorno fa mi cerava”

“Eppure, fino a qualche giorno settimana fa mi cercava, mi proponeva accordi e poltrone. Sono l’unico a non aver ceduto alle sue sirene, mantenendo schiena dritta e mani libere. Il suo atteggiamento – dice ancora Ferrandelli – mi ricorda la favola della volpe che non potendo arrivare all’uva che desiderava diceva che non era ancora matura”.

Lagalla e Ferrandelli sono ai ferri corti

Oggi hanno rincarato la dose anche i ragazzi della lista ‘Rompi il sistema che sostengono Ferrandelli eche commentano la notizia pubblicata dal quotidiano ‘Il Domani’, dove vengono raccontate le chat del professor Lagalla con il mondo della politica e dell’università. “Non ne facciamo una questione di giustizia, anche se resta molto da dire. C’è un enorme sistema di favori, ammiccamenti e prebende dietro queste persone che pensano agli stipendi e alle poltrone piuttosto che al bene della collettività”. I riferimenti sono alla riemersione delle chat whatsapp di Roberto Lagalla, candidato sindaco di Palermo e già rettore dell’università di Palermo e assessore regionale. Dialoghi che furono già al centro di un’inchiesta della Procura di Trapani a cui non fu dato seguito

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