L’accordo è fatto. Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha sottoscritto lo schema definitivo del patto con lo Stato. Documento che vincolerà il capoluogo siciliano fino al 2043, anche se con la possibilità di revisione annuale. Secondo quanto previsto dall’atto sottoscritto con il Governo nazionale, il Comune di Palermo riceverà 180 milioni di euro in venti anni. Soldi da impiegare per rimettere in sesto i conti piegati, al momento, da una bassa capacità di riscossione e da un fondo crediti di dubbia esigibilità che pesa sulle casse di Palazzo delle Aquile. Il contraltare, al momento, è abbastanza salato. Fra le voci più pesanti c’è certamente quella relativa agli aumenti sull’addizionale Irpef.
Lagalla: “Ridurre aumenti Irpef già dal piano di riequilibrio”
Un documento che, secondo il primo cittadino, “ha salvato l’Amministrazione dal dissesto. Ora ci sono tutte le carte in regola per mettere in atto il piano di riequilibrio che restituirà al Comune correntezza economica”. Atto che porterà alcuni benefici in termini economici, ma ad un prezzo. Fra le note dolenti c’è, sicuramente, quella relativa agli aumenti dell’addizionale Irpef. Incrementi evitati per il 2022 e fortemente ridotti per il 2023 ma che, già a partire dal 2024, rischiano di pesare sulle tasche dei cittadini.
Un ipotesi che lo stesso Roberto Lagalla afferma di volere evitare. “Abbiamo già ottenuto un incremento finanziario di 40 milioni per il 2024 e, dopo aver evitato l’aumento dell’Irpef per 100 milioni per gli anni 2022 e 2023, proprio col piano di riequilibrio contiamo di erodere ancora il gettito Irpef anche per i prossimi anni, evitando di gravare sulle economie dei palermitani”. La sensazione rimane quindi quella di un costante dialogo con il Governo nazionale per reperire, di volta in volta, le risorse necessarie ad ammortizzare gli aumenti previsti. Un aumento dei fondi a monte, oltre a pesare sul cosiddetto quarto da restituire, avrebbe costituito un precedente per tutti gli altri comuni. Una strada, quindi, difficilmente percorribile.
Mazzata Irpef, aumenti da cauterizzare anno per anno
La partita, quindi, si sposterà nuovamente in Consiglio Comunale. Organo che dovrà valutare ed eventualmente emendare la futura bozza di piano di riequilibrio. Un atto da sottoscrivere entro il 31 marzo, così come previsto in sede di decreto aiuti quater. Il tema centrale rimane quello dell’addizionale Irpef, peraltro citata dallo stesso primo cittadino. Se per il 2022 gli aumenti sono stati evitati e per il 2023 gli stessi hanno subito una forte riduzione (anche se un ulteriore aiuti potrebbe arrivare grazie al recupero dei 7,7 milioni di euro persi nell’annualità 2022), il problema rimane a partire dal 2024.
Stante così le cose infatti, gli incrementi previsti per il 2024 e il 2025 si aggirano intorno ai 12,7 milioni di euro (addizionale all’1%). Cifra che lieviterà ulteriormente soprattutto tra il 2026 e il 2027, con incrementi vicini o addirittura superiori ai 38 milioni di euro (addizionale intorno all’1,4%). L’aumento dell’addizionale IRPEF però non sarà la sola misura prevista. L’accordo con lo Stato annovera al suo interno anche “l’istituzione, dal 2023, dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale per passeggero ed un successivo incremento, nelle seguenti misure: € 0,65 per passeggero dal 2023 al 2026 e € 1,30 per passeggero dal 2027″.
Misure a cui si affiancherà la riduzione del 2% degli impegni di spesa relativi ai servizi istituzionali, generali e di gestione, nonchè il miglioramento della capacità di riscossione, con specifici obiettivi da raggiungere. Ciò al fine di aumentare le entrate finanziarie e di ridurre il fondo crediti di dubbia esigibilità, alla base degli attuali problemi di Palazzo delle Aquile.
Dai sindacati: “Mantenere accordi su personale”
Un accordo con lo Stato che avrà bisogno di risorse umane per trovare realizzazione. Proprio per questo, uno dei temi centrali del documento riguarda la stabilizzazione del personale amministrativo del Comune di Palermo. Elemento su cui pone l’accento l’esponente del sindacato Csa-Cisal Nicolò Scaglione.
“Il Comune adesso è nelle condizioni di poter rispettare gli impegni presi attraverso un potenziamento della dotazione organica, assumendo nuovi dirigenti, aumentando le ore ai lavoratori part-time, stabilizzando gli ultimi 90 Lsu e riconoscendo dopo anni la legittima aspettativa di carriera ai dipendenti. Si tratta di provvedimenti indispensabili per rimettere in piedi gli uffici. Nonchè per erogare servizi efficienti ai palermitani, alle imprese e alle famiglie”. Atti – conclude Scaglione – “che vanno trasformati subito in realtà”.
Dello stesso parere anche Luisella Lionti e Toto Sampino, segretari della Uil e Uil Fpl Sicilia. “Con i soldi ottenuti dall’accordo con lo Stato si potranno risolvere le tante problematiche che riguardano l’ente. Ciò partendo dal rilancio delle società partecipate per continuare con il potenziamento della pianta organica e dei servizi resi ai cittadini. Soprattutto, si potranno aumentare le ore ai tanti lavoratori part time del Comune e stabilizzare Asu ed Lsu. Ribadiamo che con solo 20 ore settimanali è impensabile fornire un servizio efficiente ed efficace alla cittadinanza. Il debito sarà dilazionando nei prossimi vent’anni. Speriamo che sia l’ultima volta che si debba ricorrere a questa soluzione per tamponare le emergenze e garantire il riequilibrio del bilancio”.
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