Si intitola “L’assassino scrive 800A, facendo il verso ad una espressione tipicamente siciliana, – ovvero ‘suca’ – il giallo di esordio dell’autore televisivo e radiofonico Francesco Bozzi (Ed.Solferino, 288 pagine, 17,50 euro).

Francesco Bozzi è storico autore di Fiorello, che tiene a battesimo questo volume scrivendo “Leggetelo: vi verrà voglia di essere arrestati! Il commissario Mineo è il nuovo cult siciliano“.

Il libro, una miscela di umorismo e suspense, andrà molto lontano, infatti obiettivo dell’autore è farne una serie televisiva.

Lo ha svelato ieri proprio Bozzi in occasione della puntata di Casa Minutella in diretta su BlogSicilia.
Sottotitolo del libro, che si trova già in libreria e sulle piattaforme online è “le iraconde indagini del commissario Mineo”.

Protagonista è un commissario siciliano ‘diviso’ tra la passione per il suo lavoro e l’indolenza che lo porta a stare a casa a leggere di sport o magari a prendere il sole su una panchina vista mare.

“Da questo libro io conto di fare una serie tv, – dice Bozzi a Casa Minutella – e anche con l’altro libro che ho già cominciato a scrivere, c’è infatti un sequel.
Io ho due progetti, – ha precisato – a parte lavorare con Fiorello che mi diverte, e che è la cosa più bella d’Europa, non dico del mondo perché non voglio esagerare, e poi oltre a scrivere il sequel, mi sono messo d’accordo con un mio amico filosofo, Paolo Ercolani, e sto scrivendo “Filosofia del Suca”.

Bozzi si sofferma poi sugli usi di “suca” e sul significato che ha per i siciliani.

“La parola suca non è una cosa volgare, – dice ridendo – è qualcosa che il palermitano ha dentro. Io faccio un esempio: il palermitano spera che nevichi, ma non per la bellezza della neve, o del bianco candore che circonda tutto, ma per potere scrivere suca sulla neve.
E’ una cosa che abbiamo dentro, ovunque andiamo.
Se il palermitano compra una penna, cosa vuoi che scriva per provarla?”.

E ancora: “Io mi ricordo del mio meccanico a Palermo, fumava la sigaretta, e il fumo gli andava negli occhi che erano quasi chiusi. Un giorno stava avvitando i bulloni della mia macchina e in lontananza si sentiva qualcuno chiamare “Marco, Marco”. Lui rispose con un tonante ‘suca’, pur non sapendo chi fosse Marco e perché lo stessero chiamando. Il ‘suca’ esce quasi da solo, è un approccio alla vita, una sorta di manifestazione del supermachismo siciliano”.

“Il suca – aggiunge Bozzi – è meraviglioso e democratico, perché mette tutti sullo stesso livello. Davanti a un ‘suca’ siamo quasi tutti uguali. Se uno allo stadio dice ‘suca’, ridono tutti, dal banchiere all’operaio.
Il ‘suca’ merita un posto nella storia e nella filosofia. Pensate a cosa sarebbe accaduto – conclude l’autore ridendo – se Garibaldi, al generale La Marmora, anziché “obbedisco” avesse detto ‘suca’. Forse sarebbe cambiata la storia!”.