“Finalmente! Il 30 giugno cesserà la gestione commissariale delle ex Province siciliane. Lo abbiamo deciso nell’ultima seduta del governo regionale”.

Lo annuncia ufficialmente su facebook il presidente della Regione Nello Musumeci. Non un comunicato istituzionale ma un post sul social network per confermare una notizia che in realtà era già nota, perché fornita alla stampa per inciso dall’assessore alle Autonomie Locali nella sua difesa della scelta di far votare i comuni il 28 aprile e non insieme alle consultazioni europee

“Così, dopo circa cinque anni, tra qualche mese gli Enti intermedi non saranno più guidati da commissari nominati dalla Regione ma da presidenti scelti dal singolo territorio – continua Musumeci -. Ci dispiace solo che non saranno gli elettori a scegliere il 30 giugno chi dovrà guidare la propria Provincia (che ora si chiama desolatamente “Libero consorzio dei Comuni”) ma i rappresentanti eletti nei vari Comuni di appartenenza: insomma, una elezione di secondo grado, un accordo tra partiti. Così ha voluto il governo Crocetta, in linea con la linea dettata dal governo Renzi. Ci siamo opposti con tutte le nostre forze a questo esproprio del diritto al voto dei cittadini, ma non c’è stato nulla da fare. Nel frattempo, dal 2013 il governo di Roma toglie alle Province dell’Isola oltre 200 milioni di euro l’anno (si chiama prelievo forzoso), costringendole di fatto alla paralisi se non al fallimento”.

E sul voto di secondo livello Musumeci va oltre “Nella trattativa col governo centrale abbiamo inserito anche il tema del futuro delle Province siciliane. Vi assicuro che non cederemo. Per il resto, potrà essere solo il parlamento nazionale a cambiare questa assurda legge, restituendo al popolo il diritto di eleggere il proprio presidente di Provincia ed agli Enti la possibilità di tornare ad essere attive e utili al territorio, pensando alle strade, ai servizi, alle scuole, ridando serenità alle migliaia di dipendenti che protestano giustamente alla ricerca di una rassicurante prospettiva”.

Ma mentre si prepara l’elezione e si dibatte sul modificare o meno il sistema, per gli enti intermedi è rischio fallimento “Il silenzio della politica sulla situazione drammatica delle ex Province non ci sta bene – fanno sapere le parti sociali -. Il nostro appello è rivolto a tutti: parlamentari regionali e nazionali, di maggioranza o di opposizione, con ruoli istituzionali o meno. Serve un’azione coordinata e condivisa e l’impegno di ognuno per lavorare a una norma ‘salva-Province”.

Cgil, Cisl e Uil, e le federazioni della Funzione pubblica, in una nota congiunta cui annunciano la prossima mobilitazione dei lavoratori. I segretari generali Michele Pagliaro e Gaetano Agliozzo di Cgil e Fp Cgil, Mimmo Milazzo e Paolo Montera di Cisl e Cisl Fp, Claudio Barone ed Enzo Tango di Uil e Uil Fpl hanno convocato un sit in per domani, a partire dalle ore 14.30, davanti all’Assessorato all’Economia a Palermo, per protestare contro “l’assenza di risposte da parte del Governo regionale sulla gravissima situazione economica e finanziaria che permane in tutte le ex Province della Regione Siciliana, ormai a rischio dissesto”.

“La Regione – chiedono – ci incontri e ci indichi quali interventi è pronta a mettere in campo e quanti altri ne servono, anche a livello nazionale, per risolvere una situazione che ormai è divenuta insostenibile e impedisce il pagamento degli stipendi ai lavoratori e l’erogazione dei servizi ai cittadini”.