Il tribunale di Palermo presieduto da Fabrizio Lo Forte ha assolto perché il fatto non sussiste gli ex deputati Miguel Donegani del Pd, Franco Mineo di Grande Sud, Giovanni Greco del Mpa, Franco Rinaldi del Pd in uno dei processi sulle cosiddette “Spese pazze” all’assemblea regionale siciliana.
Non c’era nessun obbligo di rendicontazione
I legali degli ex deputati, gli avvocati Ninni Reina, Angelo Mangione, Marco Lo Giudice, Miriam Lo Bello, Carmelo Franco e Paola Valle, hanno sostenuto che le spese dei parlamentari non era sindacabili e che i deputati non avevano alcun obbligo di rendicontazione. Le spese contestate a vario titolo riguardavano alberghi, dolci, cassate e segretari. In appello l’ex sindaco di Catania e attuale senatore di Fratelli d’Italia, Salvo Pogliese era stato condannato.
Niente peculato per Mineo
L’ex deputato regionale Franco Mineo è stato assolto anche dall’accusa di essersi appropriato dei fondi destinati ai gruppi parlamentari all’Ars. Il procedimento era uno stralcio delle cosiddette “Spese pazze” del Parlamento siciliano. Il tribunale presieduto da Fabrizio Lo Forte – a latere Giovanni La Terra ed Emanuele Nicosia – ha prosciolto Mineo con la formula perché il fatto non sussiste.
“Io e la mia famiglia – ha detto Franco Mineo – siamo felici per la pronuncia assolutoria di oggi a conferma della correttezza del mio operato”. L’ex parlamentare nel processo era difeso dagli avvocati Antonino Reina, Angelo Mangione e Marco Lo Giudice.
Le ipotesi dell’accusa
Secondo l’ipotesi iniziale della Procura, Michele Donegani avrebbe utilizzato parte dei fondi per spese personali, Rinaldi avrebbe pagato l’albergo alla moglie e comprato con i soldi dell’Ars 15 chili di dolci (costati 300 euro). Franco Mineo avrebbe speso 520 euro per 43 chili di cassate (comprate nel suo bar di famiglia nel rione Vergine Maria, a Palermo). A Greco veniva contestata la spesa per tre segretari. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a tre anni.
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