La Sicilia si appresta a dare una risposta concreta all’emergenza crack. Il Parlamento regionale ha approvato una legge che istituisce un sistema di prevenzione e assistenza per contrastare la diffusione della droga. Il voto finale è previsto per domani, alla presenza del presidente della Regione.
Prevenzione e assistenza capillare
La legge prevede la creazione di unità mobili composte da medici e assistenti sociali delle Asp, che interverranno direttamente nei quartieri più a rischio. Saranno inoltre stipulati accordi con strutture private per ampliare la rete di accoglienza e supporto ai tossicodipendenti. Per i casi meno gravi, saranno attivati centri di assistenza gestiti da enti del terzo settore, e specifici pool di medici saranno destinati alle carceri.
Distribuzione dei fondi
Il governo ha stanziato 11,2 milioni di euro per finanziare le diverse iniziative. 2,5 milioni saranno destinati alle unità mobili, mentre 2,4 milioni andranno alle Asp di Palermo, Catania e Messina (800 mila euro ciascuna) per la creazione di centri di prima accoglienza. Altri 3 milioni saranno destinati alle restanti Asp provinciali per la stessa finalità. 1,7 milioni saranno impiegati per attività di prevenzione nelle scuole. Infine, 3 milioni di euro, provenienti da fondi europei, saranno utilizzati nel 2025 e 2026 per progetti di inclusione lavorativa dei soggetti assistiti.
Unanimità e spinta sociale
I 16 articoli della legge sono stati approvati con il voto unanime del Parlamento, a conferma della forte volontà politica di affrontare l’emergenza. L’approvazione della legge è stata fortemente sollecitata dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che ha denunciato la gravità della situazione in alcuni quartieri del capoluogo, come Ballarò.
Per Ismaele La Vardera –primo firmatario del testo di legge approdato a Sala d’Ercole, “si tratta della legge più importante di questa legislatura se arriverà al traguardo sarà grazie alle tante associazioni che ci hanno lavorato, ma anche della politica e, non mi vergogno a dirlo, anche del presidente della Regione Renato Schifani”.
“Non basta a vincere la lotta al crack ma è punto di svolta”
La legge ha una dotazione finanziaria di oltre 11 milioni di euro. “Fino a ieri non c’era nulla sul fronte della lotta al crack. Si andava a spanne. Obiettivo di questo disegno di legge è creare strutture adeguate in tutte le province siciliane. E’ un punto di partenza – continua La Vardera – e sappiamo con certezza che questa norma non sarà sufficiente a sconfiggere la piaga del crack, ma di sicuro è un primo importante passo nei confronti dei giovani e delle loro famiglie”.
La legge anti crack è nata “dal basso”
La legge è nata “dal basso”. Alla sua stesura hanno contribuito docenti, psicologi e operatori del sociale. L’obiettivo è creare quegli strumenti di supporto a favore di chi è caduto nella rete di quella terribile droga ed azioni preventive per contrastarne la sua diffusione.
La Vardera, “se necessario schierare l’Esercito nei quartieri più a rischio”
Quella che stupisce – secondo La Vardera – è “la totale assenza del governo centrale. E’ un problema che riguarda tante città italiane. Leggere la cronaca di Palermo o quella di Genova porta alla stessa considerazione. Credo che per una forte azione repressiva a questo punto potrebbe essere necessario anche l’intervento dell’esercito in quelle zone ad altissimo rischio”.
Zavatteri, “chi non prende posizione è complice di chi spaccia”
Da Francesco Zavatteri, padre di Giulio, ragazzo ucciso dal crack, arriva un appello: “Tutti si tirino su le maniche per bloccare questo fenomeno indecente che alimenta la mafia. Altrimenti – aggiunge – è inutile andare alle manifestazioni per Falcone e Borsellino”. “Chiunque non prenda una posizione netta su questa vicenda è contiguo e complice dello spaccio del crack a Palermo”.
La speranza è che l’Ars licenzi il prima possibile il testo di legge. Poi, sarà necessario uno sforzo dell’amministrazione per far sì che le norme non vengano inghiottite dalle pastoie burocratiche.
Alla conferenza stampa di presentazione del disegno di legge hanno partecipato i deputati dell’intergruppo costituito ad hoc. Roberta Schillaci, deputata M5s ha spiegato che si tratta di “un testo che parte dal basso e al quale hanno contribuito attori pubblici e privati – ricorda -. Un ddl con tante norme e diverse realtà che devono riuscire a dialogare? Vero, ma ci siamo resi conto che davanti a un tema così complesso come le dipendenze servivano soluzioni altrettanto complesse e integrate”.
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