Innesca reazioni il proscioglimento di Carola Rackete, finita sotto accusa da capitano della Sea Watch con a bordo diversi migranti. “Il salvataggio delle vite in mare non è e mai potrà essere un crimine. In questo senso il pieno proscioglimento della capitana Carola Rackete, a cui ho conferito la cittadinanza onoraria di Palermo insieme al suo equipaggio di Sea Watch per le loro missioni che continuano a salvare centinaia di vite umane, dovrebbe far riflettere molto certa politica che strumentalizza la sofferenza dei migranti e tenta di delegittimare e criminalizzare le Ong“. Lo ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando commentando la decisione del gip di Agrigento che ha archiviato l’inchiesta a carico della comandante di Sea Watch 3.

Agito secondo le regole

Rackete era accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Rackete – ha aggiunto Orlando – ha agito secondo le regole del diritto nazionale ed internazionale del mare e questo proscioglimento credo, inoltre, mandi un messaggio molto forte all’Europa che sul salvataggio delle vite in mare non può far prevalere logiche burocratiche e una pericolosa indifferenza”.

Il caso

Il caso, archiviato ieri su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore Vella e del pm Cecilia Baravelli, riguardava un episodio in cui la trentatreenne tedesca, difesa dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, decise di entrare senza autorizzazione con la nave, che stazionava davanti Lampedusa ma in acque internazionali, nelle acque territoriali italiane. All’accusa di rifiuto di obbedienza a nave da guerra si era aggiunta quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per avere fatto entrare sul territorio italiano 53 immigrati.

La tesi del gip

“Ha agito – scrive il gip – nell’adempimento del dovere perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli”. Il giudice cita un rapporto dell’Alto commissario per le Nazioni unite nel quale si sottolinea “che migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture”. Quanto all’averli condotti in Italia, nonostante il divieto, il gip aggiunge: “La condotta risulta scriminata dalla causa di giustificazione”.

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