Reintegrato al suo posto di lavoro un dipendente dell’associazione Tiro a Segno nazionale, licenziato nel febbraio del 2016 per avere denunciato l’installazione “illegittima” di telecamere sulla sua scrivania. Oggi il giudice del lavoro del Tribunale di Palermo Paola Marino ha annullato il licenziamento definendolo, al di là dei motivi formali di ordine economico addotti dall’azienda, “ritorsivo e discriminatorio”. Il giudice ha ordinato al datore di lavoro la reintegrazione del dipendente nel posto di lavoro, con il vecchio articolo 18.

Guglielmo Canino, dipendente del poligono di tiro di Palermo, aveva denunciato che alcune telecamere erano state installate in ufficio e una propria sulla sua postazione lavorativa. Iscrittosi alla Cgil e nominato Rsa aziendale, aveva inoltrato assieme alla Cgil e alla Slc la sua denuncia all’Ispettorato del lavoro. L’ispettorato ha verificato che la telecamera era stato posta in violazione dell’articolo 4 della legge 300 del 1970 (la disciplina che vieta il controllo a distanza dei lavoratori). A seguito di tale denuncia, il lavoratore nel giro di due mesi è stato licenziato per presunte ragioni di riduzione del personale, Il lavoratore, assistito dall’avvocato Pietro Vizzini, ha impugnato il licenziamento davanti al Tribunale del Lavoro, evidenziando la natura ritorsiva e discriminatoria dell’atto.

Stamattina la sentenza, che ha riconosciuto il carattere ritorsivo del licenziamento, ritenendolo nullo. “Siamo riusciti con determinazione e convinzione a dimostrare che ci sono dei diritti inalienabili e a fare reintegrare al suo posto di lavoro un lavoratore ingiustamente licenziato – dichiara il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso – In questo momento di profonda crisi e di ingiustizie sociali, ancora una volta la Cgil è stata a guardia dei diritti dei lavoratori. Nel momento in cui parte della politica è sorda all’urlo dei diritti, la Cgil con discernimento e passione è riuscita a far prevalere la verità sulle infinite menzogne che ruotano intorno al tema dei diritti del lavoro. Il quesito referendario sull’articolo 18 è stato ingiustamente bocciato dalla Consulta ma la Cgil continuerà a perseguire in sede di contrattazione la strada fondamentale dei diritti e a contrastare i licenziamenti illegittimi”.