Nel giro di due anni Michele Iacono, artista di Termini Imerese dedito alla pittura, ha pubblicato tre romanzi rivelandosi scrittore di particolare spessore e originalità. L’ultimo, appena dato alle stampe da Hoffmann & Hoffmann, “L’imperfetta Bellezza”, sia sul piano stilistico – la prosa sospesa tra il reale e l’onirico -, sia sotto l’aspetto contenutistico – i temi esistenziali-filosofici di rilievo anche sociale sollecitati dalla fantasia letteraria – riconduce ai precedenti, “Il bambino senza tempo” (un autentico capolavoro) e “Checkpoint Charlie”.

A dimostrazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, del genuino talento di un autore che, come tutti gli autori felicemente ispirati, segue un proprio percorso con la coerenza di chi (e non sono molti) ha davvero qualcosa da dire.

Il tema da cui muove la trama dell’ultimo romanzo di Iacono è, come rivela il titolo, quello della bellezza. Davvero “la bellezza salverà il mondo”? come Dostoevskij fa dire al principe Myskin nell’”Idiota”? Su ciò s’interroga Riccardo Somma, uno scrittore che è incaricato da una rivista a scrivere un articolo sull’”Ultima cena “di Leonardo.

Per scriverlo, Riccardo Somma si reca a S. Maria delle Grazie dove il dipinto è custodito. Osservandolo da vicino, il capolavoro, soggetto a logorarsi sempre più nel tempo, suggerisce a Somma riflessioni e congetture singolari: la bellezza si coniuga all’effimero e Leonardo, essendone consapevole, nel realizzare l’opera ha utilizzato il materiale che ne avrebbe garantito la progressiva decomposizione.

La bellezza, pertanto, lungi dall’essere salvifica –secondo il convincimento che va maturando il protagonista del romanzo- è ingannevole e illusoria. Ma il soggiorno milanese regala (si fa per dire) a Somma avventure ed emozioni inattese. Lo scrittore, infatti, è coinvolto in vicende misteriose che hanno al centro personaggi a dir poco bizzarri: un povero smemorato, un fantasioso commerciante di libri usati nella cui “bottega dei vocaboli scaduti” i volumi seguono un arcano destino, un ragazzino ladro di libri, un vecchio violinista che si esibisce nelle stazioni della metropolitana, una prostituta avvenente dalla vita contraddittoria e dalle strane frequentazioni.

E oltre a incontrare figure così stralunate, Somma s’imbatte -in una Milano ambigua e attraversata da gruppi di giovani violenti o storditi da astratti quanto fumosi vagheggiamenti- nel crescendo di moti demagogici che condurranno all’ascesa al governo del Paese di due forze politiche populiste intente a demolire la cultura, considerata un male da cui liberarsi.

“L’imperfetta bellezza” è un romanzo seducente e stimolante in cui ai richiami allegorici al presente politico si accompagnano meditazioni filosofiche sul valore dell’arte e della cultura e sull’”imperfezione” non solo del bello ma dell’intero universo e dell’esistenza umana.

Non a caso nell’esergo del romanzo è riportata questa frase di Kant: “La sublimità è contenuta in nessuna cosa della natura, solo nel nostro animo”. Il messaggio che però vuole offrirci Iacono non è quello di arrendersi dinanzi al male –presente nella sua narrazione-, ma di contrastare l’inclinazione alla corruzione, propria della natura delle cose e dell’uomo, facendo leva sullo spirito kantiano della legge morale.

Nella scrittura di Iacono, nutrita dalla migliore letteratura europea, si avverte l’eco di Kafka, specie in certe plumbee atmosfere da incubo, ma anche di Saramago, nei tanti rimandi allegorici. E tuttavia la cifra espressiva di Iacono è assolutamente originale. Come nota infatti Mariagrazia Pia nella prefazione, Iacono “ decostruisce i dogmi della letteratura di genere: il giallo, il romanzo filosofico, il realismo, il surreale” col risultato che ne “L’imperfetta bellezza” la ricercata promiscuità stilistica accentua il ritmo incalzante e avvincente del romanzo.

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