Le liste d’attesa in sanità restano una vera e propria emergenza in Sicilia. Esami diagnostici e ricoveri rinviati per mesi continuano a mettere a rischio l’accesso tempestivo alle cure.
A denunciarlo è Massimo Dell’Utri, coordinatore regionale di Noi Moderati, che chiama in causa la Regione: “L’emergenza delle liste d’attesa nella sanità pubblica, per esami diagnostici e ricoveri che slittano di mesi, richiede un tangibile e immediato impegno della Regione, con risorse finanziarie e un potenziamento del personale in grado di far fronte ad un servizio essenziale primario e che non consente differimenti.
“Oltre 200 mila prenotazioni ferme”
Secondo l’ultimo monitoraggio, sono oltre 200 mila le richieste per visite, accertamenti e ricoveri rimaste senza risposta. “Un numero che parla da solo — spiega Dell’Utri — e che fotografa un sistema bloccato, incapace di rispondere ai bisogni reali della gente”.
Dell’Utri ha chiesto, pertanto, un intervento immediato nell’ultimo vertice della coalizione: 25 milioni di euro per cominciare a smaltire l’arretrato.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha rilanciato annunciando un impegno più che doppio, oltre 50 milioni. “Un segnale positivo — commenta Dell’Utri — ma che rischia di non bastare se non si cambia l’impianto organizzativo alla base”.
L’allarme: “Senza riforme, i fondi si disperdono”
La denuncia non è solo economica. “Non possiamo limitarci a stanziare soldi — insiste Dell’Utri —. Serve un sistema nuovo, snello, efficiente. Bisogna potenziare il personale, riorganizzare i turni, ampliare le fasce orarie per le prestazioni ambulatoriali e fare un salto di qualità nella gestione digitale delle prenotazioni”.
Per Dell’Utri, non si tratta solo di garantire più prestazioni, ma di restituire credibilità al servizio sanitario pubblico. “La sanità non può essere un terno al lotto. È un diritto costituzionale, non un favore da conquistare”.
Il messaggio è chiaro: non basta tamponare. “Abbiamo bisogno di soluzioni strutturali. Se la Regione vuole davvero ridare dignità al servizio sanitario siciliano, deve partire da qui. Non ci sono più alibi”.
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