Ziganoi approda a Palermo. Dal 18 dicembre al 30 gennaio, il Museo Riso nel capoluogo siciliano dedicato all’arte contemporanea, accoglie la mostra “L’umano gioco”.

Ziganoi è uno pseudonimo. L’artista, classe ’59, nasce sulle sponde del Mediterraneo e vive a Palermo. Dipingere è per lui un’esigenza che si origina da un istinto bestiale cui, pennellata dopo pennellata, riesce a dare un indirizzo ben preciso. Il suo suggestivo cosmo artistico è lo sguardo di chi scorge l’incorporeo nell’entusiasmo della carne, un logos ossimorico nel quale la razionalità dell’uomo dialoga con l’istintualità animale in una pluralità di punti di vista.

“La pittura è la mia ricreazione, è la mia pausa dal quotidiano”, dichiara spesso l’artista. La sua è una pittura del recondito che trova i suoi punti di forza nell’affidamento a colori primari e a forme evocative.

La genesi dell'”Umano gioco”

“L’umano gioco” nasce primitivo tre metri sotto terra, in un garage senza spazi ispirativi: nessuna contaminazione con l’esterno. Un rito che non necessita di altra ispirazione se non quella del paesaggio interiore, un Genius loci che si snoda tra le arterie dell’essere e che non esige altro linguaggio che non sia quello dell’autentico.

Il gioco diventa simbolo cosmico; nell’ineffabilità del cosmo Ziganoi ritrova e dipinge la complessità di ciò che è proprio dell’essere umano, l’anelito a colmare la dicotomia tra solitudine e moltitudine.
I suoi esordi di pittore si collocano in un sapiente erotismo raffigurativo, in cui predominano le figure femminili e la natura, per approdare in una seconda fase al recupero di una dimensione più essenziale, in cui il protagonista è il colore.

Biondo “Il suo senso artistico è la forza del suo tratto”

“Quello che potremmo chiamare il suo senso artistico è la forza del suo tratto, delle sue pennellate forti e dense – scrive nel catalogo Luigi Biondo, direttore del Museo Riso – segno evidente di un impegno di studio costante ma anche di argomentazioni che propongono nuove soluzioni ai problemi dell’iconografia dell’arte contemporanea”.

È la geometria del dionisiaco il tratto distintivo della sua produzione, che si muove eclettica dall’olio all’acrilico, dalla predominanza del colore alla progressiva sacralità dello spazio bianco sulla tela. Mai statica eppure sempre coerente, l’esperienza dell’artista Ziganoi si è infatti sviluppata, nel corso di tre decenni, in ambiti diversi, definendo un profilo in grado di misurarsi con possibilità abitualmente viste come divergenti, ma da lui vissute come equivalenti.

Samonà “Lo contraddistingue una visione ciclica”

“La peculiarità di Ziganoi sta nel fatto che il suo universo non è da ascrivere solo al contemporaneo, che così bene rappresenta, ma anche al passato e al futuro per quella visione ciclica che lo contraddistingue. La sua è una creatività nata, così mi piace definirla, in un tempo senza tempo, calata in un Mondo che, quasi, sembra non appartenergli e fatta di dritti e rovesci”, così scrive nella introduzione del catalogo Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.

In esposizione 85 opere

L’allestimento della mostra “L’umano gioco” è curata da Enzo Venezia, mentre l’esposizione e il catalogo sono a cura di Aldo Gerbino che firma anche i contributi testuali del sito web, riportando una citazione del futurista siciliano Guglielmo Jannelli, uno dei ‘paroliberisti’ marinettiani e che vede “nel furor creativo dell’artista agrigentino il cromodinamismo dell’astrazione gestaltica”. In esposizione 85 opere che sono il lavoro di circa due anni, opere di varie dimensioni dipinte su supporti che vanno dalla tradizionale tela alla juta, dalla carta alla tavola, senza titoli ma identificabili con una cifra.

“Ho scelto dei codici anziché delle parole per intitolarle perché i numeri sono come il gioco della roulette, il caso, l’umano gioco”.

In un mondo che si sgretola il lavoro di Ziganoi è dettato da un’innovativa e dinamica tecnica gestuale, e cela un messaggio di concordia tra l’Oriente e l’Occidente, il Sud e il Nord. Un dualismo nell’unità come quello di due tele legate da un tratto inconsueto, rapido e sintetico. Il colore è il protagonista assoluto delle sue pitture, le pervade una trama di rimandi a un mondo interiore, un’arte astratta che affida alle diverse cromie deflagranti la narrazione e la trasmissione di sensi e significati.

“La struttura segnica di Ziganoi crea – secondo Aldo Gerbino – un personale linguaggio posto al servizio d’una ricorrente immagine poetica” dove articolati intrecci di personaggi raffigurati come corpi geometrici si affollano come simbolismi della psiche e si inseguono senza mai incontrarsi nella parte cinica dell’umano gioco.