Torna ad essere arrestato ‘il dottore‘ Giuseppe Guttadauro, chiamato così in quanto ex medico dell’ospedale Civico di Palermo. Arrestato nel 2002, dopo la scarcerazione nel 2012 si era trasferito a Roma ma da lì continuava a controllare la famiglia attraverso il figlio. Per lui sono scattati i domiciliari mentre per il figlio Mario Carlo il carcere

L’operazione dei carabinieri del Ros

I Carabinieri del ROS, con il supporto di quelli del Comando Provinciale di Palermo e dello Squadrone Cacciatori Sicilia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo nei confronti di Giuseppe Guttadauro noto come “il dottore” (destinatario della misura degli arresti domiciliari) e del figlio Mario Carlo (destinatario della custodia cautelare in carcere), indagati per i delitti di associazione di tipo mafioso.

Boss della mafia di Roccella – Brancaccio, Ciaculli

Ai due viene contestata l’appartenenza alla famiglia di cosa nostra di Palermo – Roccella (inserita nel mandamento di Brancaccio – Ciaculli) e l’intervento sulle più significative dinamiche del mandamento mafioso di Villabate – Bagheria.
Nel medesimo contesto risultano indagati, ma non destinatari di provvedimenti cautelari, altri soggetti palermitani di cui tre ritenuti essere affiliati alla famiglia di Palermo – Roccella e due, in concorso con Mario Carlo Guttadauro, di lesioni aggravate.

La scarcerazione nel 2012 dopo l’arresto nell’operazione Ghiaccio

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo avrebbero documentato le attività Giuseppe Guttadauro, già tratto in arresto il 22 maggio del 2002 nell’operazione “GHIACCIO” e fratello di Filippo, quest’ultimo cognato del latitante Matteo Messina Denaro.

Il trasferimento a Roma

Dalle indagini sarebbe emerso che  Giuseppe Guttadauro, stabilitosi a Roma dopo la scarcerazione avvenuta il 02 marzo 2012, avrebbe mantenuto i contatti con l’organizzazione mafiosa di riferimento anche attraverso il figlio Mario Carlo il quale ne avrebbe mediato le interlocuzioni con gli altri indagati attivi a Palermo.

Il boss risolveva i contrasti negli appalti

Fra le dinamiche di Cosa Nostra, nel corso della indagine sarebbe stato tra le altre cose documentato l’intervento di Giuseppe Guttadauro per risolvere i contrasti che erano sorti a Palermo sull’esecuzione di lavori che dovevano essere realizzati presso una importante struttura industriale nella zona di Brancaccio. una mediazione condotta proprio dal figlio Mario carlo su indicazione del padre.

Il boss intercettato critica i pentiti

Le intercettazioni hanno inoltre rivelato le aspre critiche mosse dal “dottore” alle nuove generazioni di mafiosi, innescate dalla notizia della collaborazione con la Giustizia di Francesco Colletti e la preoccupazione per le dichiarazioni di Filippo Bisconti, nonché l’esigenza, rappresentata apertamente al figlio, di “evolversi” pur rimanendo ancorati ai principi di Cosa nostra.

Il traffico di droga

Il quadro indiziario ha evidenziato come Giuseppe Guttadauro fosse pure intervenuto per regolare l’attività di traffico di stupefacenti condotta da un pregiudicato bagherese ed i rapporti di quest’ultimo con i vertici pro-tempore della famiglia mafiosa di Bagheria.

Giuseppe Guttadauro, inoltre, avrebbe progettato un traffico di stupefacenti con l’estero, finanziato dai palermitani, avvalendosi di un soggetto albanese per reperire hashish e prevedendo, contestualmente, un canale per l’approvvigionamento di cocaina dal Sud America.

In questo progetto, avrebbe avuto un ruolo anche un assistente di volo, che avrebbe dovuto trasportare 300 mila euro in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda.

Il boss dirimeva diatribe anche nella capitale

Altro dato emerso dalle investigazioni è stata la “considerazione” goduta in determinati ambienti della Capitale da  Giuseppe Guttadauro al quale sarebbe stato richiesto di intervenire – dietro la promessa di un lauto compenso – per la soluzione di un contenzioso dell’ammontare di 16 milioni di euro che una facoltosa donna romana aveva con un istituto bancario.

Lui non avrebbe esitato a prospettare, in caso di esito infruttuoso del proprio intervento, di passare alle vie di fatto, incaricando qualcuno di malmenare chi riteneva stesse ostacolando la soluzione della vicenda.

Il pestaggio per chi offendeva il figlio

Sono state, infine, ricostruite dagli investigatori le motivazioni di un pestaggio, che altri due indagati, su ordine di  Mario Carlo Guttadauro, avrebbero portato a termine il 25 ottobre 2016 nei confronti di un giovane palermitano, reo di aver accusato il giovane Guttadauro di condotte disdicevoli.

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