La decisione della Cassazione è arrivata. Niente domiciliari per Giovanni Brusca, che è in carcere da 23 anni per la strage di Capaci e altri terribili crimini tra cui quello di aver sciolto nell’acido il figlio tredicenne di un pentito, Giuseppe Di Matteo.

La prima sezione della Suprema Corte ha stabilito che il boss mafioso dovrà restare a Rebibbia dove è detenuto, accogliendo la richiesta dalla Procura generale della Cassazione nella requisitoria scritta con la quale contrastava l’istanza della difesa dell’ex boss, condannato per la strage di Capaci e altri gravi delitti.

La sezione penale Corte di Cassazione si è riunita sul caso del killer della strage di Capaci e non solo Giovanni Brusca che aveva chiesto di finire la pena ai domiciliari.

Il legale contestava che nell’ultimo rifiuto del marzo scorso, il nono dal 2002, il tribunale di sorveglianza di Roma non ha tenuto nella giusta considerazione le valutazioni del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, che dopo i precedenti no ha detto sì all’ipotesi che il pentito sia detenuto a casa. La Procura Nazionale Antimafia aveva detto di sì: “E’ ravveduto”.

“Giovanni Brusca terminerà comunque di scontare la sua pena in carcere nel 2022, se la Cassazione non accoglierà la richiesta di collocarlo ai domiciliari, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 perchè ha uno ‘sconto’ di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario” dice l’avvocato Antonella Cassandro, uno dei legali che ha patrocinato il ricorso dell’ex boss alla Suprema Corte.

Intano Maria Falcone, sorella del giudice assassinato proprio nelle strage di Capaci, continua a sostenere che “Brusca non merita ulteriori benefici”. “Voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente varie volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca”.

Questa mattina, però, la Falcone non ha voluto aggiungere altro dopo che la decisione della Cassazione è stata presa