La mafia si è indebolita e la colpa è della strategia stragista di Totò Riina e Nino Rotolo. Non hanno dubbi i due esponenti della famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, arrestati tre giorni fa nell’operazione antimafia che ha colpito il mandamento di Pagliarelli a Palermo. Sette in tutto le misure cautelari per mafia ed estorsioni. Gioacchino Badagliacca e Nino Anello discutono e lanciano strali contro i due super boss Riina e Rotolo. Addirittura uno di loro giura che se Rotolo non fosse stato arrestato lo avrebbe fatto fuori lui.

Ideologia biasimata

Nel corso della conversazione Badagliacca ed Anello commentavano i motivi per i quali, secondo loro, l’organizzazione criminale di Cosa Nostra si era indebolita. E questo avrebbe generato peraltro un elevato numero di pentiti. Secondo Badagliacca c’erano state strategie nel recente passato totalmente estranee ai “valori” di Cosa nostra. Il tutto provocato dalla feroce gestione dell’allora capo indiscusso Totò Riina, di cui i due biasimavano l’ideologia. Il loro riferimento era agli omicidi commessi nei decenni contro appartenenti alle forze di polizia e di altri soggetti estranei alla mafia, nel tentativo di portare a compimento il suo progetto stragista.

“Che senti fare quando metti mano con gli sbirri?”

Badagliacca in particolare ritiene inutile e dannosa l’azione contro forze dell’ordine e magistrati. “Ma ti sento dire io – dice rivolgendosi ad Anello – quando tu metti mano con gli sbirri ma che, ma che senti fare? Cioè proprio era diventato, ma poi pure, zu Ninì (Anello, ndr) non è nel Dna di questa cosa. Le bombe là fuori, fare morire gente innocente … Per dire: ‘Vabbè facciamo morire uno innocente’, ma perché se muor …, muori tu, muore tua figlia a te ti piacerebbe? Che è innocente. Ma che cosa è stata zu Ninì. Anzi uno al contrario dice: “guarda… ammazzare uno innocente, e allora lascialo vivo, quando è possibile si fa”.

I pentiti

Proprio questo modo di fare, secondo Badagliacca, aveva portato alla creazione di pentiti su pentiti. Diversi sodali non avrebbero più creduto nei “principi” dell’organizzazione mafiosa, indirizzandoli verso la scelta di collaborare con la giustizia. Entrambi gli interlocutori, poi, criticavano aspramente i mafiosi che si erano alleati con Totò Riina. Tra questi figurava lo storico capo mandamento Nino Rotolo, per il quale, sempre a loro dire, era già stata decretata la condanna a morte. Omicidio che non avvenne solo perché venne arrestato. “Gioacchino ti giuro sulla tomba di mia figlia – dice Nino Anello -, Nino, Nino Rotolo è vivo perché è arrestato, perché a Nino già erano pronti per  … e quello… ha preso”.

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