Slitta a domani la decisione della corte d’assise d’appello di Palermo sul “congelamento” dei termini di custodia cautelare per 14 tra boss ed estorsori di Cosa nostra. Se i giudici dovessero pronunciarsi negativamente, i mafiosi sarebbero scarcerati il 19 febbraio.

Il rischio scarcerazione è stato determinato dal ritardo con cui il gup, che li ha condannati in primo grado, ha depositato le motivazioni della sentenza. Per ovviare al tempo trascorso il magistrato ha illegittimamente chiesto una proroga al presidente del tribunale che, altrettanto illegittimamente sostengono i legali degli imputati, gliel’ha concessa.

A quel punto il giudice ha sospeso i termini di custodia,
ma il tribunale del Riesame, a cui i difensori si sono rivolti, ha annullato il provvedimento. E’ cominciata, allora, una corsa contro il tempo per evitare la scarcerazione di massa. Il pg ha chiesto alla corte d’appello di sospendere i termini in una udienza apposita, visto che non c’era il tempo per fissare, prima del 19 febbraio, l’inizio del giudizio di appello in cui legittimamente si sarebbero potuti congelare. L’udienza camerale è stata fissata per oggi. Aperta da una serie di eccezioni di nullità dei difensori, tutte respinte, si è conclusa con la decisione degli avvocati di abbandonare l’aula per protesta “contro una serie di atti dei giudici contrari alla legge”. Domani la decisione. Nel frattempo sulla vicenda ha deciso di vederci chiaro, attraverso l’invio degli ispettori, il ministro della Giustizia Andrea Orlando.