“La Sicilia sara’ la Regione che paghera’ il prezzo piu’ salato della multa inflitta dalla Corte di giustizia europea all’Italia per il mancato adeguamento delle reti fognarie o dei sistemi di trattamento delle acque reflue dei centri urbani sprovvisti. Era quello che denunciavo già nel 2014, con un’interrogazione parlamentare. Era tutto prevedibile data la gestione fallimentare degli impianti di depurazione e del sistema idrico siciliano. Oggi, grazie alla classe dirigente del Pd siciliano che allora governava la Regione, la Sicilia pagherà un prezzo altissimo per non essere intervenuti in tempo e non aver rispettato le direttive europee in materia di depurazione delle acque reflue”. Lo afferma Erasmo Palazzotto, deputato siciliano di Liberi e Uguali a Montecitorio commentando la multa che la Corte di giustizia Ue ha imposto all’Italia, ovvero 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue.

“Alla Sicilia, prosegue l’esponente di LeU, era stato assegnato oltre un miliardo di euro per rispondere all’emergenza e adeguarsi agli standard europei di depurazione. Tutti soldi spesi male o addirittura non spesi visto che la multa inflitta dall’Europa scattera’ dal mese di giugno, e cioè da domani – prosegue -. Siamo di fronte all’ennesima beffa per i cittadini siciliani che non solo non possono contare su un servizio di depurazione efficiente e dignitoso ma che, per l’effetto domino che vede Roma rivalersi sulle Regioni e queste sui Comuni, vedranno i loro Enti locali gia’ in difficolta’ economiche rischiare di finire sul lastrico” conclude Palazzotto.

“La Corte di giustizia Ue bacchetta l’Italia per l’ennesima volta infliggendo una sanzione da 25 milioni di euro, piu’ 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. E in Sicilia siamo al paradosso: oltre il 17% dei depuratori presenti nell’Isola non funziona, nonostante già quattro anni fa sia stato individuato un commissario straordinario per la depurazione delle acque, col compito di porre in essere gli interventi necessari alla messa in funzione dei macchinari. Già nel 2015 per per la Sicilia era stato nominato un commissario ad acta per la depurazione. A ricoprire l’incarico era l’ ex assessore regionale all’Energia del governo Crocetta. Lo scorso anno, invece, è stato nominato dal Governo Gentiloni un commissario unico nazionale per la Depurazione. L’incarico è stato affidato al professore Enrico Rolle”.

Lo dice il deputato regionale del M5S Nuccio Di Paola, componente della commissione Ambiente dell’Ars, che ha chiesto la convocazione urgente di un’audizione in quarta commissione a palazzo dei Normanni del commissario straordinario unico per la depurazione Enrico Rolle, del presidente della Regione Nello Musumeci e dell’assessore al ramo Andrea Pierobon per verificare lo stato di avanzamento degli interventi.

In Sicilia, stando ai dati dell’Arpa e contenuti nel ‘Report controlli 2017′, infatti, esistono 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, ma appena il 17,5% dei macchinari opera attualmente con autorizzazione allo scarico in corso di validità; la restante parte, invece, in assenza di autorizzazione o con autorizzazione scaduta o è destinatario di decreti di diniego allo scarico.
Il 18% degli impianti, poi, non è attivo (ovvero realizzato ma non è connesso alla rete fognaria, esistente ma non attivo o in stato di by-pass). Dai dati raccolti dall’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente, infine, emerge che già nel 2016 non tutti i macchinari erano stati dotati dei campionatori automatici in continuo collegati a misuratori di portata, previsti da una circolare dell’assessorato regionale all’Energia.

“I dati dell’Arpa in nostro possesso – aggiunge Di Paola – fotografano una situazione inqualificabile. E’ evidente che se in Sicilia gli impianti non funzionano la responsabilità è di chi pur avendo il compito di vigilare e ottemperare ai rilievi mossi già 4 anni dalla Corte di giustizia dell’Ue, non lo ha fatto e di sicuro non possono essere i siciliani a pagare per servizi che fra l’altro non hanno”. “Già nei mesi scorsi – conclude il parlamentare – avevamo invitato i cittadini a chiedere il rimborso del canone per la depurazione delle acque reflue, caricato in bolletta dai gestori del servizio anche in quartieri o città dove i depuratori non sono attivi, come ad esempio nel caso di Caltanissetta. Oggi rilanciamo e invitiamo i siciliani a segnalarci altre anomalie”.

“Già quattro anni fa, eravamo fortemente preoccupati per il rischio di infrazioni, tanto da aver scritto direttamente alla Commissione Europea di rendere note le cifre esatte. Non avendo avuto risposta esaustiva, abbiamo preso tutte le sentenze per calcolare le infrazioni che riguardavano la Sicilia ed i numeri erano disarmanti. Ebbene, questa maxi multa mette nero su bianco quanto cerchiamo di denunciare da quattro anni. Per colpa della mala gestio della depurazione dei reflui, ora molti comuni rischiano il default”. A dichiararlo è l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, che commenta così la maxi sanzione comminata alla Sicilia dall’Unione Europea sul mancato trattamento delle acque reflue. “I cittadini siciliani – spiega Corrao – pagano adesso a carissimo prezzo il fatto che i loro governanti, a più livelli istituzionali, abbiano fatto politiche scellerate sulla gestione dei rifiuti, sulla depurazione delle acque, sul precariato e sull’inquinamento. In pratica chi ha sbagliato, si è fatto scudo del fatto che i cittadini siciliani non hanno mai saputo quanto costasse loro quella malversazione. La cosa più grave – spiega ancora l’eurodeputato – è che gli enti gestori del servizio idrico, hanno spesso fatto pagare canoni per la depurazione in bolletta, anche ai residenti di quei quartieri o città, dove gli impianti non funzionano, o sono addirittura inesistenti. Altro aspetto non secondario è il probabile business che si profilerebbe per il trattamento dei reflui come rifiuti speciali. Ebbene, ora quel danno economico è messo nero su bianco, e ricalca in parte, quanto avevamo cercato di ricostruire noi in questi mesi, con la somma delle sentenze una per una. Adesso i siciliani – conclude Corrao – sanno quanto costano le scelte sbagliate della politica”.