Quanto costerà davvero il Ponte sullo Stretto di Messina, sia in termini di risorse sottratte al territorio che di sicurezza lungo le nostre autostrade? Opposizioni all’attacco quando sembra che l’infrastruttura più grande che l’Italia abbia mai costruito possa cominciare a prendere forma con l’avvio dei cantieri dentro l’anno.
Altri 58 milioni sottratti agli Enti locali siciliani
“Una manovra di bilancio, quella varata dal governo Meloni, lacrime e sangue per gli enti locali a cui vengono sottratte somme consistenti dalla spesa corrente. In soldoni: tagli ai servizi essenziali ai cittadini per sostenere il miraggio del Ponte di Messina o i costi inutili legati al fallimentare progetto dei centri per migranti in Albania, i condoni e le rottamazioni delle cartelle esattoriali”.
L’attacco è del segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, e si basa sullo studio e la conseguente elaborazione dei dati allegati alla legge di bilancio effettuati del dipartimento PNRR e Politiche di coesione del PD Sicilia, guidato da Cleo Li Calzi.
“Insomma, il governo nazionale conferma la volontà di centralizzare la spesa abbandonando, a Roma come in Sicilia, gli enti locali. E’ questo ciò che si evince dalle tabelle allegate alla manovra finanziaria del governo di centrodestra, che avrà ricadute gravissime dal punto di vista finanziario anche per i comuni siciliani”.
La partecipazione dei comuni al debito pubblico
La Legge di Bilancio prevede che, per garantire la tenuta dei conti pubblici, gli enti locali debbano partecipare con una quota, ovvero nei loro bilanci dovranno accantonare delle somme dal 2025 sino al 2029. Cifre che ammontano a circa 3,2 miliardi di euro nel quinquennio 2025-2029 e a ulteriori 5 miliardi per il periodo 2030-2037. Per un totale di 8,2 miliardi.
“Questi tagli – spiega Barbagallo – del governo Meloni – su cui Schifani non ha nulla da obiettare? – per i comuni siciliani ammontano a 68,51 milioni di euro in cinque anni: 5,47 milioni in meno per il 2025, meno 10,93 milioni per il 2026, 2027 e 2028 e meno 18,50 milioni per il 2029. Di questi 68,51 milioni, 56,76 milioni riguardano i Comuni e 11,75 le Città metropolitane ed i liberi consorzi”.
Esclusi dai tagli i comuni in dissesto o con procedure di riequilibrio
Il contributo alla finanza pubblica non verrà richiesto ai comuni in dissesto finanziario o che hanno già in atto procedure di riequilibrio finanziario (quindi i tagli non toccheranno Palermo, Catania e Messina) ma impattano in modo significativo sui comuni, i liberi consorzi e le città metropolitane della Sicilia i cui bilanci sono sani. Secondo il pd, quindi, “espongono ad ulteriore rischio i conti degli enti locali siciliani”.
Colpiti i piccoli comuni
Ad essere ulteriormente colpiti saranno i comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti perché è stato azzerato il Dl Crescita, che stanziava fino al 2027 un fondo per gli investimenti finalizzato alla messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici, patrimonio comunale e all’efficientamento energetico.
“Questo fondo, già ridotto di circa il 25% nel 2024 – aggiunge – permetteva di fare una programmazione degli investimenti nel medio-termine e garantiva la possibilità di contenere la spesa pubblica, ad esempio attraverso interventi di manutenzione straordinaria che – conclude – adesso risulta impossibile e metterà in grave difficoltà gli amministratori locali che non potranno garantire i servizi essenziali alla propria cittadinanza”.
L’attacco su sicurezza e trasporti
Mentre il Pd fa i conti in tasca ai Comuni e attacca la legge di bilancio i 5 stelle, sempre guardando al ponte, temono per la sicurezza dei trasporti e riprendono la polemica sul cas, il Consorzio autostrade siciliane.
Proprio sulla vicenda Cas, il capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, Antonio De Luca, non lascia, anzi raddoppia. Oltre alle già depositate interrogazione e richiesta di audizione del Cda del Consorzio autostradale, chiede ora con forza una seduta ad hoc a sala d’Ercole, “sperando che questa volta il centrodestra e il governo non si voltino dall’altro lato, come fatto ripetutamente per il caso See Sicily, mai approdato in Aula nonostante le reiterate richieste del M5S”.
Un dibattito all’Ars sul disastro autostrade siciliane
“La denuncia del direttore generale del Cas sull’inadeguatezza dell’autostrada A20 – dice Antonio De Luca – poi corretta, modificata, ritrattata, non si è capito bene, ha messo in allarme i messinesi e i siciliani in genere, che vogliono sapere se sulla loro testa pende una spada di Damocle o se possono viaggiare sicuri. Vogliamo capire se l’atteggiamento punitivo sia scattato perché il direttore Fazio ha detto la verità o per aver detto una bugia. Il tema va sviscerato pubblicamente davanti ai siciliani che hanno il diritto di sapere se possono viaggiare tranquilli. Le generiche rassicurazioni di Aricò arrivate l’altro ieri in aula non bastano affatto”
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