- Cameraman morto: esperti, prove ci sono, finora mai valutate
- Falle in consulenza 2014, emergono nuovi elementi
- Esperti, “Prove ci sono, finora mai valutate”
Elementi mai analizzati, messaggi tradotti sommariamente con google translator e mai sottoposti a un interprete, esami superficiali degli account social, informazioni che, già nel 2014, avrebbero potuto fornire input utili alle indagini sulla morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato senza vita nella sua casa di Madrid nel 2013. Sono le novità emerse dal lavoro di Emme Team, un gruppo di consulenti legali e paralegali italo-americani che si occupa di gialli irrisolti, incaricato di svolgere indagini difensive per conto della famiglia della vittima.
Indaga la Procura di Palermo
Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è stato avocato dalla Procura generale di Palermo per ulteriori approfondimenti. Tra gli elementi emersi dall’analisi della vecchia consulenza disposta dalla Procura e agli atti da 7 anni emergerebbe che tra gli allegati ottenuti dalle copie forensi dei dispositivi elettronici e degli account sociali di Biondo erano presenti informazioni che potevano già all’epoca dimostrare la presenza di altre persone nell’appartamento in cui il ragazzo fu trovato senza vita.
Qualcuno è entrato sul profilo Facebook dopo la morte dell’uomo
Analizzando la consulenza depositata dal tecnico incaricato dalla Procura, che nelle sue conclusioni nel 2014 aveva scritto che l’account Facebook della vittima era poco utilizzato se non per qualche messaggio inviato tra il 2010 e il 2011, gli esperti di Emme Team hanno scoperto che qualcuno vi ha avuto accesso anche dopo la sua morte. Scoperti inoltre più di 1000 messaggi raggruppi in 239 pagine di backup, tra il 2010 e il 30 maggio 2013, data del decesso, olltre 800 messaggi di eventi in 129 pagine di backup, centinaia di messaggi e interazioni, tra il 2010 e il 2013, decine di richieste di amicizia ricevute e inviate la settimana prima della morte. Dati che contrastano con le conclusioni del tecnico dei pm.
I particolari sulla carta di credito di Biondo
Le indagini difensive hanno svelato anche particolari sull’uso della carta di credito di Mario Biondo. All’ora del decesso, dalle indicazioni trovate, il cameraman si trovata in casa con il telefono e computer connessi al Wi-Fi e in contemporanea a oltre un km di distanza, pagava con la carta di credito, mai stata trovata, una consumazione in un cocktail bar.
I messaggi tradotti con Google
Gli esperti nella loro relazione hanno anche sottolineato che la traduzione dei messaggi in spagnolo della moglie di Biondo, la conduttrice tv, Raquel Sanchez Silva, presentatrice della versione spagnola de “L’Isola de Famosi” , sono stati tradotti con Google Translator. La maggior parte infatti risultano incomprensibili. Errore che, secondo i tecnici della difesa, non ha permesso di portare all’attenzione del pm informazioni che potevano essere importanti per ricostruire quanto accaduto a Mario Biondo.
Tante discrepanze
Dall’analisi dei rapporti prodotti dal software usato per ottenere le copie forensi dei dispositivi, infine, si è scoperta una discrepanza tra l’orario di creazione indicato dal perito e quelli realmente riscontrati dalle proprietà dei file. Differenza oraria che diventa ancor più importante, nel momento in cui si è scoperta l’assenza nelle copie forensi delle attività Facebook di quella notte, quando invece quelle dell’account email confermavano l’uso del social da parte di Mario prima di essere trovato morto. Biondo fu trovato impiccato ad una libreria della sua abitazione a Madrid. All’epoca nessuna indagine fu svolta dalle autorità spagnole che da subito parlarono di suicidio. La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio, disponendo anche la riesumazione del corpo. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta seguì la richiesta di archiviazione.
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