L’arresto di Matteo Messina Denaro avviene a pochi giorni dal ricordo di Giuseppe Di Matteo. Parliamo del ragazzino di San Giuseppe Jato sciolto nell’acido dopo oltre due anni di prigionia. Per quell’efferato delitto proprio Messina Denaro fu condannato all’ergastolo. Il legale della famiglia del ragazzino barbaramente assassinato ha commentato l’arresto: “Adesso sarà giudicato da Dio e da uomo”.

“Ora dovranno risponderne anche alla giustizia umana”

“Nulla potrà restituire in vita Giuseppe o compensare in qualunque modo la sua scomparsa. Ma di certo tutti coloro che hanno preso parte a questo efferato delitto, oltre a doverne rispondere davanti alla giustizia divina, ora dovranno farlo anche davanti a quella umana”. Parole pronunciate dall’avvocato Monica Genovese dopo la notizia della cattura del latitante Matteo Messina Denaro.

“Il più grave delitto della mafia”

La Genovese ha commentato l’arresto di Messina denaro in qualità di legale della famiglia del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino figlio di un pentito sciolto nell’acido. “Uno straordinario successo della Procura di Palermo – aggiunge l’avvocato -, ennesima tappa del percorso per assicurare alla giustizia tutti coloro che hanno avuto un ruolo nel più grave delitto della mafia”.

Il perché di quell’omicidio

I tribunali hanno condannato il capomafia trapanese all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo. Giuseppe era il figlio del pentito di Altofonte e proprio per questo venne strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia. Messina Denaro condannato anche per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma.

Sulle orme di Riina e Provenzano

Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Negli anni impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernardo Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

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