“Un onore per noi aver potuto parlare e dialogare con Mau­ri­zio De Lu­cia, Pro­cu­ra­to­re Capo del­la Re­pub­bli­ca di Pa­ler­mo”. Lo hanno detto gli studenti dell’istituto palermitano Gonzaga che questa mattina ha ospitato all’interno dell’au­di­to­rium della scuola, il procuratore, passato alle cronache di questi giorni per l’eclatante cattura di Matteo Messina Denaro, assicurato alla Giustizia dopo 30 anni di latitanza.

La cattura del boss e i temi della legalità

La cattura del capo di cosa nostra ma anche i temi legati alla legalità e alla giustizia al centro dell’incontro con gli studenti palermitani del Gonzaga. Un incontro voluto da Vi­tan­ge­lo De­no­ra, di­ret­to­re ge­ne­ra­le del Gon­za­ga cam­pus, per aiu­ta­re gli stu­den­ti a ri­leg­ge­re que­sti fat­ti, per tro­va­re in­sie­me pro­spet­ti­ve di sen­so che ci abi­li­ti­no sem­pre di più per per­cor­re­re, nel­le pa­ro­le e nei fat­ti, i sen­tie­ri del­la le­ga­li­tà e del­la giu­sti­zia.

“Una emozione incontrare De Lucia”

“Sono più emozionata di quanto pensassi – ha detto una studentessa a margine dell’incontro con De Lucia – perché è un momento importante nella storia, un momento che rimarrà scritto sui libri di storia. Le prossime generazioni lo studieranno nei libri di storia”. Il riferimento è alla cattura di Messina Denaro. “È stato un privilegio avere incontrato il procuratore e anche che lui abbia ascoltato una mia riflessione”.

Le emozioni nel giorno della cattura

I giovani si sono anche concentrati sulle emozioni provate nel giorno della cattura del boss di Castelverrino. “L’impatto su noi giovani probabilmente è meno potente rispetto alle generazioni più grandi ma, io, personalmente, lo sento molto. Per me la cattura di Messina Denaro è la fine di un’era e un passo più avanti verso la lotta a tutte le criminalità organizzate. Lunedì ero a scuola quando è arrivata la notizia, stavamo facendo un compito in classe. Io mi sono fermata non ho realizzato subito cosa stesse accadendo. Appena ho realizzato, ho pensato dentro di me che era un momento davvero importante ero contenta ed ero anche stupita perché dopo trent’anni di latitanza uno non ci si aspetta da un giorno all’altro di sentire una notizia del genere”.

“Un onore ricevere De Lucia”

Una studentessa ha poi risposto su cosa si trova a rispondere e a parlare con l’uomo che ha catturato Messina Denaro. “È stato un grande onore riceverlo nella nostra scuola e avere anche sua figlia. Per noi come studenti palermitani e siciliani è una vittoria non solo per noi ma per tutta l’Italia e speriamo abbia delle conseguenze belle sull’Italia nella lotta alla mafia e sulla politica italiana che sia più giusta e migliore”.

Cosa ha detto Maurizio De Lucia

“Non devi chiedere cosa il tuo paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo paese. E’ un insegnamento che vale per tutti ed è un buon motto per progredire nella vita”. E’ la celebre frase di John Fitzgerald Kennedy una delle prime pronunciate da Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo, nell’incontro con gli studenti organizzato questa mattina al Gonzaga Campus di Palermo, nel corso del quale il magistrato ha interagito con la giovane e interessata platea rispondendo a delle domande sui temi del contrasto alla Mafia, della legalità e, ovviamente, sulla recente cattura del boss Matteo Messina Denaro.

La Mafia avvelena la Sicilia e Palermo

Nell’istituto in cui nel 1982 l’allora prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa tenne un dibattito con gli studenti sul rapporto tra corruzione e Mafia, idealmente quello di oggi costituisce un altro momento di rilievo per cementare nei più giovani la ricerca continua della legalità: “La Mafia avvelena la Sicilia e Palermo da oltre un secolo e mezzo – ha esordito De Lucia – E’ feroce, vigliacca, triste, dobbiamo saperlo e affrontarla tenendo conto di quello che c’è dietro. Il mancato sviluppo di questa terra è in gran parte dovuto alla Mafia. Poi possiamo discutere del mafioso, perchè ogni mafioso è una persona e come tale va rispettata. Quando li incontriamo questi uomini sembrano come noi, sono persone. Il loro stare insieme crea però un vero problema per tutta la società”.

Il lavoro del magistrato

Nel rispondere alla raffica di domande De Lucia ha spiegato ai ragazzi in cosa consiste il lavoro del magistrato, soffermandosi in particolare su quali siano le peculiarità del procuratore della Repubblica. Ha ricordato gli inizi della sua carriera, i trascorsi a Messina, poi la guida della Direzione Investigativa Antimafia e quindi l’attuale incarico: “Ho una certa specializzazione nella lotta alla mafia, se mi chiedete di diritto matrimoniale ho qualche lacuna”, ha scherzato – Quando parlo coi miei colleghi più giovani, dico che la professione magistrato va presa con estrema serietà, bisogna rimanere ironici e non prendersi sul serio a livello personale, ma sempre prendere sul serio questa professione”.

Come sconfiggere la mafia

“Sono quattro i pilastri di contrasto a Cosa Nostra – ha elencato De Lucia – La cattura dei grandi capi dell’organizzazione mafiosa, evitare che questi possano continuare a comandare dal carcere, togliere loro i beni, evitare che si generi una nuova generazione di mafiosi”. Gli spunti offerti dalle domande hanno spinto la conversazione anche su temi di attualità, come per esempio quello legato alle intercettazioni e alla volontà del Governo Meloni e del ministro Nordio di porre un freno: “Non ho alcun dubbio sul fatto che le intercettazioni di oggi siano fortemente pervasive e penetrino nella vita delle persone, una volta si ascoltavano le conversazioni e oggi si entra dentro gli smartphone – ha commentato De Lucia, citando anche il film ‘Le vite degli altrì – La tecnologia odierna consente di entrare nella vita delle persone, ma questo strumento delle intercettazioni non è rinunciabile. Naturalmente deve essere gestito in maniera oculata, nei reati in cui è davvero importante, quando il valore delle informazioni tratte è superiore al disvalore di conoscere dei particolari della sfera privata, che comunque per legge non sono solitamente divulgati”.

Ragionamento sul 41-bis

“Oggi si parla tanto del 41-bis e della necessità secondo alcuni di rinunciarvi. E’ uno strumento irrinunciabile, perchè impedisce ai mafiosi di continuare a fare i mafiosi da dentro le carceri. E’ uno strumento non rinunciabile se si vuole fare seriamente la lotta alla Mafia, non è una pena ma tutela della collettività – ha aggiunto – Non è una pena in più, non si condanna a un’afflizione, questo regime deve servire a impedire che quell’uomo dal carcere continui a comandare. Non si tratta di fargli fare docce gelate o torturare, ma impedire che parlare con suo figlio, magari minorene, possa portare all’uccisione di qualcuno fuori dal carcere”.

La critica ai media

E non è mancato da parte di De Lucia, che si è detto amareggiato per i tanti dettagli sulla vita privata del boss emersi sui media (“Non ha alcuna rilevanza sapere delle sue frequentazioni o dell’uso di taluni farmaci, ci hanno solo fatto vedere dal buco della serratura alcuni comportamenti del boss”), anche un pizzico di amarezza per le tante voci dissonanti che hanno espresso perplessità e avanzato dietrologie sulla cattura di Messina Denaro: “C’è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e il mondo in cui si dice possano succedere le cose. C’è tanta gente che per tante ragioni parla di altri mondi, ma un minimo di fondamento per le cose che accadono andrebbe riportato per dimostrare che le cose che si dicono possano essere accadute. Siccome io ho fatto l’indagine, e so come è stata fatta, potete fidarvi o no ma so chi e come ha catturato il latitante. Uno dei miei scopi da qui a qualche mese è di dare chiarezza su come sono avvenuti i fatti, con grande delusione di tutti quelli che credono che la terra sia piatta – ha attaccato – Questo è uno strano paese, dopo pochi minuti dall’arresto del latitante erano già iniziati i ‘murmuriì, si è pensato che si era fatto prendere, che non era più lui. Tutto ciò si può legittimamente pensare, ma lascia il tempo che trova. Come quando si vincono i Mondiali si pensa subito che qualcuno ha comprato la partita, non c’è un momento in cui questo paese sta unito e festeggia i suoi successi”.

 

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