“Ho trovato un assessorato preso d’assalto, pieno di problemi interni e ci siamo subito messi a lavorare per mettere ordine”.

Inizia così la conferenza stampa dell’assessore regionale all’Energia Alberto Pierobon con la quale intende difendersi dalle accuse, più politiche che giudiziarie, degli ultimi giorni (LEGGI QUI).

Attacchi che derivano da intercettazioni telefoniche con il faccendiere Francesco Paolo Arata sotto inchiesta fra l’altro per i rapporti con il re dell’eolico Vito Nicastri. Intercettazioni che però non lo hanno portato fra gli indagati in questa vicenda. Pierobon viene comunque criticato per la sua ‘familiarità inopportuna’ con lo stesso Arata ma lui nega e parla di un rapporto formale ma difficile con un faccendiere insistente e dei continui tentativi di evitarlo anche con qualche bugia.

“Arata si presentato ai primi di maggio – ricostruisce Pierobon che ha messo insieme tutto lo scambio di messaggi –  me lo hanno presentato in portineria, quasi al volo. Lamentava mala gestione da parte della Regione, continui errori, problemi ad intrattenere rapporti con i funzionari pubblici. Tutte cose che era giusto io verificassi ma non è  vero che gli rispondevo immediatamente, io non sono il servo di nessuno”.

Pierobon ha una spiegazione plausibile per ogni stralcio di intercettazione e questo spiega perchè non è indagato. Ma dopo la lunga relazione fatta punto per punto e data per data dall’assessore la conferenza stampa diventa un botta e risposta personale fra l’assessore ed il giornalista che per primo ha ripreso, sulle colonne di Repubblica,  quelle intercettazioni non rilevanti ai fini penali per la magistratura. Gli contesta la chiamata al direttore Cocina per far pressione e la telefonata all’imprenditore per annunciare la risposta delle regione all’indomani.

Normale dialettica per Pierobon “A Cocina avrò fatto ottocento telefonate per sapere lo stato di avanzamento di centinaia di pratiche. E’ il mio ruolo, è quello fa un assessore: atti di indirizzo, vigilanza, sollecito ma mai ho indirizzato gli uffici in un senso o nell’altro ma ho sempre e solo detto fate e fate presto”

Sulla telefonata all’imprenditore anche qui Pierobon con il supporto del capo di gabinetto e con l’intervento perfino della moglie in conferenza, spiega “Non c’è niente di anomalo nel dire ad un imprenditore che la pratica di cui lamentava la paralisi è stata sbloccata e che domani gli uffici risponderanno. ma non ho detto avrebbero risposto, solo che stavano rispondendo”.

Solgesta srl con cui il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palermo assieme al suo socio Vito Nicastri e che coinvolge anche dirigenti e funzionari regionali indagati era iscritta nella white list della Prefettura? E’ l’interrogativo rimasto senza risposta durante la conferenza stampa.

Pierobon e il suo staff hanno spiegato che per legge le pratiche arrivano alla firma del dirigente del dipartimento solo se le imprese proponenti risultato iscritte nella white list della Prefettura e quindi sono pulite. Per l’assessore e il suo staff dunque se l’incartamento della Solgesta è giunto sul tavolo del dirigente Salvo Cocina, che l’ha rigettata, “era iscritta nella white list”. Alla domanda se lo staff dell’assessore ne avesse contezza, la risposta è stata “no”, dando per scontato che tutto fosse in regola.

“Sì, parlai della Solgesta col presidente Musumeci dicendogli che questa azienda sosteneva di avere difficoltà con la burocrazia, e ne parlai anche col collega Toto Cordaro: non sapevo chi fosse Arata, per me era un imprenditore. Solo dopo l’inchiesta ho capito. Se venissi a conoscenza che qualcuno sapeva ma non mi ha avvertito prenderei subito provvedimenti” ha aggiunto l’assessore.

Alla domanda se il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè lo abbia chiamato per dirgli di parlare con Arata, Pierobon ha risposto: “Non lo ricordo, ma Micciché mi avrà chiamato una-due volte da quando sono assessore, non chiama mai”. L’assessore ha riferito di avere presentato Arata anche al collega assessore Gaetano Armao, “ma solo perché quando mi chiamò ero con Armao e allora gli dissi di raggiungermi lì: comunque Armao non lo conosceva”. Nonostante per almeno due volte Arata lo abbia invitato a cena, l’assessore ha precisato di non avere avuto con lui alcuna frequentazione e di avere sempre glissato gli inviti. A parte il primo incontro avvenuto in assessorato dove gli fu presentato nei primi giorni di maggio, Pierobon ha confermato di aver incontrato Arata altre volte e sempre su sollecitazioni del faccendiere preoccupato perché le sue pratiche non andavano avanti. E alle minacce di Arata pronto a rivolgersi alla Procura pur di far valere i propri diritti imprenditoriali, Pierobon ha detto di avere spinto l’ex parlamentare a farlo. L’ultimo incontro con Arata, ha detto l’assessore, l’ha avuto alla vigilia di Pasqua. “Disse che passava dalle parti dell’assessorato e voleva farmi gli auguri di Pasqua”. Subito dopo l’inchiesta della Procura ha scoperchiato gli interessi del faccendiere.

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