I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vicenza, con la collaborazione dei colleghi dell’Arma locale, stanno eseguendo in queste ore, nelle province di Palermo, Livorno e Venezia, quattro misure cautelari di arresto domiciliare nei confronti degli appartenenti a un’associazione a delinquere che avrebbe commesso vari episodi di corruzione fra privati.

Le indagini sono iniziate lo scorso novembre dopo l’esposto di una azienda vicentina, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione.

I quattro, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere loro una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi.

Dalle indagini dei Carabinieri, il ricavato supera i 300.000 euro. Altre 45 persone, rappresentanti o titolari di impresa, sono state denunciate poiché ritenute responsabili della sola corruzione tra privati, per aver elargito le tangenti.

Si è conclusa questa mattina, con l’arresto di quattro persone ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di episodi di corruzione fra privati, un’articolata attività di indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vicenza, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Vicenza, Orietta Canova e dal Sostituto Procuratore, Jacopo Augusto Corno, avviata lo scorso novembre 2019, a seguito dell’esposto presentato dal presidente di una nota azienda del territorio vicentino, la “Serenissima Ristorazione S.p.A.”, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione in strutture pubbliche e private, con il quale la proprietà aveva espresso concreti dubbi circa la regolare condotta aziendale di alcuni suoi collaboratori.

I provvedimenti restrittivi, emessi dal gip di Vicenza, Roberto Venditti, sono stati eseguiti nella mattinata odierna, nelle province di Padova, Palermo, Livorno e Venezia, dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vicenza, con la collaborazione dei colleghi dell’Arma locale.

Gli arrestati sono Mattia Foffano, 44 anni di Venezia, dipendente gruppo Serenissima quale responsabile area tecnica; Alessandro Zinato 43enne dipendente gruppo Serenissima quale addetto area tecnica, Antonino Ivan Cocheo,  palermitano di 36 anni, dipendente gruppo Serenissima quale responsabile area tecnica per il sud Italia; Giacomo, Massini 47 enne originario di Cecina (LI) – agente d’affari.

Sono tutti sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.

In sintesi, gli odierni arrestati, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere al sodalizio una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi.

A coordinare l’associazione per delinquere costituitasi era il Foffano, responsabile area tecnica della Capo Gruppo, incaricato di gestire la predisposizione dei capitolati, invitare le aziende, procedere all’apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte da far poi visionare alla proprietà, in merito agli appalti di natura privatistica che l’azienda avviava sul territorio nazionale.

Il meccanismo messo in atto prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d’affari con una società creata ad hoc da Foffano., intestata al padre, pensionato, quale prestanome, da parte di taluni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull’importo del lavoro, da “devolvere” a questi quale indebita provvigione per la segnalazione.

Dell’associazione facevano poi parte altri 2 dipendenti della Serenissima, sottoposti al Capo Area, i quali essendo responsabili dei cantieri, riferivano al diretto superiore se i lavori erano stati o meno eseguiti e soprattutto se le “provvigioni” erano state versate.

Oltre al terzetto interno all’azienda vi era infine un imprenditore esterno, che fungeva da procacciatore d’affari, individuando le imprese a cui affidare i lavori e quindi chiedere le indebite “provvigioni”.

Dalle indagini dei Carabinieri, il ricavato dell’attività delittuosa del sodalizio criminale, per quanto al momento accertato, supera i 300.000 euro.

A tal proposito, nel contesto dell’esecuzione delle misure cautelari sono stati altresì sottoposti a sequestro per equivalente 331.000 euro, rinvenuti su vari conti correnti nella disponibilità degli indagati. Nella medesima circostanza sono state anche eseguite sette perquisizioni locali, che hanno consentito di acquisire ulteriore interessante materiale probatorio.

Tuttora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria la posizione di ulteriori 45 persone, rappresentanti e/o titolari di impresa, tutte deferite in stato di libertà poiché ritenute responsabili della sola corruzione tra privati (art. 2635 c.c.), quali elargitori delle tangenti.

Sono molto soddisfatto dell’attività condotta dal personale del Nucleo Investigativo, sapientemente coordinato dalla Procura della Repubblica di Vicenza” afferma il Colonnello Nicola Bianchi, Comandante Provinciale dell’Arma “che in soli cinque mesi di articolate e complesse indagini è riuscito ad individuare e disarticolare una associazione a delinquere distribuita e ben organizzata su tutto il territorio nazionale, facendo emergere un sistema corruttivo particolarmente strutturato ai danni della nota azienda vicentina”.

Vittima è la Serenissima Ristorazione SpA, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione in strutture pubbliche e private,il cui vertice aveva espresso concreti dubbi circa la regolare condotta aziendale di alcuni suoi collaboratori.

E infatti tre di essi sono al centro dell’inchiesta: Mattia Foffano, 44 anni, di Martellago (Venezia), responsabile area tecnica era ‘la mente’ e contava sulla collaborazione di due sottoposti Alessandro Zinato, 43, di Legnaro (Padova) e Antonino Ivan Cocheo, di 36 anni, di Palermo, responsabile area tecnica per il sud Italia. Arrestato anche il procacciatore d’affari Giacomo Massini, 47, di Cecina (Livorno).

Gli indagati, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere al sodalizio una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi.

Le ‘fila’ erano mosse da Foffano incaricato di gestire la predisposizione dei capitolati, invitare le aziende, procedere all’apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte da far poi visionare alla proprietà, in merito agli appalti di natura privatistica che l’azienda avviava in Italia.

Il meccanismo prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d’affari con una società creata ad hoc da Foffano, intestata al padre quale prestanome, da parte di taluni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull’importo del lavoro, da “devolvere” a questi quale indebita provvigione per la segnalazione. Gli altri due dipendenti riferivano a Foffano se i lavori erano stati o meno eseguiti e soprattutto se le “provvigioni” erano state versate. Infine c’era Massini che individuava le imprese a cui affidare i lavori e quindi chiedeva le indebite “provvigioni”.