Sono 17 gli episodi di violenza sessuale nei confronti delle pazienti che la procura di Palermo contesta all’allergologo Lorenzo Barresi, oggi comparso alla prima udienza del processo a suo carico in corso davanti alla seconda sezione del tribunale. Diciassette, dunque, le persone offese, non tutte costituite parte civile.

L’inchiesta è nata dalla denuncia di una delle vittime che ha raccontato di essere stata fatta spogliare e di essere stata toccata dal dottore. Dopo l’esposto gli inquirenti hanno piazzato delle telecamere nello studio dell’imputato che hanno ripreso le molestie. Il dottore si difende sostenendo di essersi limitato a visitare le donne e di non aver mai commesso alcuna violenza. I suoi comportamenti, dunque, sarebbero rientrati in una ordinaria attività medica.

Nel settembre 2021 l’arresto ai domiciliari

Le visite del medico allergologo Lorenzo Barresi arrestato nel settembre del 2021 per violenza sessuale non erano tutte uguali. Duravano circa 20, 30 minuti se nello studio c’era un uomo o una donna anziana.

La visita durava anche un’ora se nella stanza entrava una giovane donna sola. Le differenze le hanno notate i carabinieri nel corso delle indagini. Con le donne sole il medico si attardava ponendo diverse domande sulle parti intime della paziente, effettuare un esame e palpare la regione inguinale e persuadere la paziente ad effettuare un controllo nella zona del seno affermando di essere oltre che allergologo anche un senologo.

Il medico in diverse occasioni con la pazienti giovani effettuava una visita anche in altre parti del corpo come zona lombare, arti inferiori e glutei. Nel corso delle indagini i militari hanno ascoltato una telefonata tra Barresi e il direttore sanitario del centro nel quale il medico visitava. Il dottore finito oggi agli arresti domiciliari ha confidato al direttore di essere stato denunciato nel 2019 da una ragazza.

Gli accertamenti dei carabinieri hanno messo in luce che il medico si sarebbe comportato nello stesso modo con palpeggiamenti, messi in atto solo nel corso di visite a pazienti giovani, tutte fra i 20 e i 45 anni. Il medico utilizzava la scusa di doverle sottoporre ad approfonditi controlli di natura ginecologica e senologica, ambiti medici sui quali il professionista affermava di avere competenze specialistiche in realtà mai conseguite.