Non si placa la scia delle polemiche per la scelta sugli inviti di politici ed esponenti istituzionali alle celebrazioni dell’anniversario della strage di Capaci. Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni ucciso in quella strage, torna a difendere le scelte fatte per gli inviti. E ricorda proprio gli insegnamenti del fratello, facendo anche una rivelazione: “Detestavo l’ex sindaco Leoluca Orlando, eppure lo invitavo sempre”. Una settimana “calda” trascorsa tra celebrazioni, polemiche e cariche della polizia. La Falcone fa quadrato attorno alla scelta di invitare politici come il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.
Risposta data anche al cognato
Una risposta, data in una intervista a Repubblica, anche al cognato Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone morta nell’attentato. Quest’ultimo non aveva visto di buon occhio la presenza del primo cittadino, accusato di non aver mai preso le distanze dai suoi sponsor politici. Si parla di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, entrambi condannati per rapporti con la mafia.
La rivelazione
“I candidati e le persone che hanno attorno – ha dichiarato Maria Falcone – devono essere adamantini. Ma Giovanni ci ha lasciato una lezione ben precisa: una volta che un candidato viene eletto, bisogna avere rispetto dell’istituzione che rappresenta. L’ho sempre detto, è una lezione di diritto costituzionale. E io l’ho sempre osservata”. Ha poi svelato di aver sempre invitato anche l’ex sindaco Leoluca Orlando, pur non apprezzandolo. “Lo detestavo per tutto ciò che aveva detto contro Giovanni, – spiega – fu il tormento dell’ultimo periodo della vita di mio fratello. Lo aveva anche indebolito dal punto di vista del consenso, lo aveva in parte isolato e reso più appetibile alla mafia. Eppure, dopo la sua elezione a sindaco, io l’ho invitato alla commemorazione del 23 maggio, e ho continuato a farlo negli anni successivi, concluso il suo mandato”.
Sugli scontri con la polizia
Maria Falcone è anche intervenuta sugli scontri tra polizia e un gruppo di cittadini che aveva organizzato una contro-manifestazione e che è stato caricato dalla polizia. “Io sono del parere che la possibilità di manifestare, con le dovute regole, debba essere garantita a tutti. Di quello che poi è avvenuto ho avuto contezza solo alla fine della manifestazione, dal palco non me n’ero resa conto. Secondo me c’è stato un corto circuito che ha fatto nascere il problema, forse nella trasmissione degli ordini dai superiori ai poliziotti sul campo”. Ma il caso potrebbe finire in Procura perché alcuni dei ragazzi picchiati dagli agenti preannunciano una denuncia.”Ricordo solo – racconta uno di loro – che ero in prima fila e un agente mi ha strattonato, mentre un altro mi ha buttato a terra”.
Commenta con Facebook