“Le sue condizioni sono gravi, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. Ieri i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute”. Lo dice a Repubblica online Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica La Maddalena, dove il boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato ieri mattina.

La visita con l’oncologo nel gennaio 2021

Gebbia ha visitato il boss, alias Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica.

Chemioterapia e intervento chirurgico nel maggio 202

Poi il mafioso ha iniziato la chemio e il 4 maggio 2021 è stato operato per le metastasi al fegato da una equipe chirurgica.

“Malattia accolta con grande dignità”

Gebbia dice che la prognosi infausta è stata “accolta con grande dignità” dal paziente che aveva, la “piena consapevolezza delle sue condizioni di salute” e “nessun atteggiamento che potesse destare sospetto”.

Una paziente della clinica: “Ho fatto la chemio con il boss”

Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”. Così una donna, in un video di Tv2000 anticipato ieri sera dal Tg2000, racconta di aver condiviso le sedute di chemioterapia con Matteo Messina Denaro all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo in cui ieri mattina il boss mafioso è stato catturato dai carabinieri del Ros.

“Mandava messaggi a tutti”

Nel video, trasmesso integralmente dal programma ‘Siamo noi’ oggi alle 15.15, le parole della paziente: “Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”.
“Lui veniva chiamato Andrea”, prosegue la donna. “Ho fatto la chemio con un boss, incredibile”, ripete la signora nel video di Tv2000, “ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”.

L’esperto: “Scarse possibilità di cura”

“Se durante un’operazione chirurgica troviamo i cosiddetti ‘cancri in situ’, la probabilità di guarigione da un tumore del colon retto è quasi assoluta. Soprattutto dal punto di vista dell’asportazione endoscopica siamo in grado di curare, di fatto, la quasi totalità dei pazienti. Dipende dallo stadio di avanzamento della malattia. Se vi sono delle metastasi, è chiaro che il discorso cambia ma anche in questo caso siamo in grado di ottenere significative guarigioni, chiaramente in proporzione molto più bassa. Nel caso di Matteo Messina Denaro, per il quale si parla di tumore del colon con metastasi epatiche, si tratta di una malattia avanzata dove le possibilità di cura sono scarse”. Lo ha spiegato ieri all’agenzia Dire Bruno Annibale, professore ordinario di gastroenterologia, direttore Uoc malattie apparato digerente e fegato dell’Ospedale Universitario Sant’Andrea Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige).

“Necessari centri avanzati e competenze multidisciplinari”

“Viste le condizioni del malato – ha proseguito Annibale – non hanno certo pensato a terapie più significative, perché ci vogliono centri avanzati, competenze multidisciplinari. Non conosco il contesto ma non credo che le strutture private come quella dove era ricoverato Messina Denaro abbiano le potenzialità, le competenze e il know how per trattare adeguatamente un paziente con questo tipo di neoplasia: ci vogliono centri per i tumori. In Italia abbiamo centri all’avanguardia e possiamo dire la nostra, sia sul fronte della ricerca che dell’attività clinica”.

Chiesto il carcere duro per Messina Denaro

Già poche ore dopo l’arresto la Procura di Palermo ha chiesto l’applicazione del regime di carcere duro per il capomafia di Castelvetrano Matteo Messina Denaro. L’istanza è stata inviata al ministero della Giustizia. Il provvedimento dei pm porta la firma del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Il boss ha nominato come sua legale la nipote Lorenza Guttadauro, nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro.

Ministro Nordio firma il 41 bis

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato questa mattina il 41bis per Matteo Messina Denaro.

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