E’ noto che il prof. Fabrizio Micari, da poco meno di due anni rettore dell’Università di Palermo, ha deciso di candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana per la quale si voterà il 5 novembre. Nel frattempo il prof. Micari si è messo in congedo temporaneo da rettore e le sue funzioni sono state assunte dal Prorettore Vicario, prof. Fabio Mazzola.
L’Andu, ovvero l’Associazione nazionale dei Docenti universitari, esprime preoccupazione per il futuro.
Ecco la nota dell’associazione: “La scelta del rettore Micari di candidarsi ha generato nell’Ateneo opinioni diverse sulle implicazioni da essa derivanti: conseguenze di un’eventuale interruzione del mandato da non molto iniziato, ricadute sull’autonomia dalla politica a prescindere dall’esito della candidatura, necessità di un chiarimento – anche in termini statutari – sul rapporto tra cariche accademiche e attività politica.
Per consentire un confronto su queste problematiche aperto a tutte le componenti universitarie (professori, ricercatori, tecnico-amministrativi, precari, studenti), l’ANDU ha pensato di promuovere per il 27 ottobre p.v. “un incontro-dibattito sui temi della relazione tra attività politica e cariche accademiche”.
Questo confronto pubblico all’interno dell’Ateneo è stato impedito sulla base di una nota del Prorettore Vicario con la quale si considera inopportuno “che presso le strutture universitarie e quelle ad esse collegate” non si svolgano “colloqui, incontri, riunioni o manifestazioni di alcun genere che presentino una diretta riconducibilità – per tematiche affrontate e/o soggetti chiamati a prendervi parte – e che possano configurarsi supporto ad una singola candidature o parte politica.”
E’ del tutto evidente che discutere sulla “relazione tra attività politica e cariche accademiche” non si può configurare in alcun modo come un “supporto ad una singola candidatura o parte politica”.
Si tratta in realtà di un divieto ingiustificato e inaccettabile che lede gravemente il basilare diritto di riunirsi e discutere liberamente nell’Ateneo su questioni riguardanti direttamente la nostra Università.
Quanto sta accadendo nell’Università di Palermo – continua l’Andu – rende più chiara la necessità di un urgente ripensamento del suo assetto gestionale vigente imperniato in una figura di rettore a cui tutto è consentito senza alcuna possibilità di una discussione pubblica di scelte che si può ritenere possa danneggiare l’immagine della stessa istituzione universitaria.
La vicenda del rettore-candidato a Palermo non è un caso isolato: in Italia diversi Rettori, dopo o durante il loro incarico, sono passanti o hanno tentato di passare ad altre “occupazioni”: ministro, alto incarico ministeriale, sottosegretario, parlamentare, assessore, ecc.
E non si può non ricordare che la CRUI, dove Rettori-padroni si “ritrovano” per usarla impropriamente come rappresentanza del Sistema nazionale delle Università, da decenni elabora e/o sostiene (sempre all’unanimità) leggi finalizzate all’emarginazione della maggior parte degli atenei statali (soprattutto del Sud) a vantaggio di pochi di essi (soprattutto del nord) e di quelli privati.
Quanto accade nelle Università italiane, ed anche nel nostro Ateneo, richiede una urgente revisione legislativa delle modalità di governance degli Atenei e, nel frattempo, rende necessario modificare il nostro Statuto per renderne il più possibile democratica la gestione; modifiche che vanno elaborate attraverso un ampio dibattito che coinvolga tutto il personale e tutti gli studenti dell’Ateneo”.
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