Si è detto pronto a presentare un esposto al Tribunale internazionale dell’Aia Leoluca Orlando che questa mattina ha partecipato alla conferenza stampa assieme alla portavoce e ai legali di Mare Jonio che hanno raccolto in un audio-video le comunicazioni intercorse tra la Guardia Costiera italiana e quella libica il 18 marzo scorso. In merito alle direttive imposte in materia di immigrazione dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, il sindaco palermitano è sul piede di guerra ed è un fiume in piena: “Siamo in presenza di un disegno eversivo del ministro dell’Interno. Presenterò un esposto alla Corte di giustizia dell’Aja per violazione dei diritti umani. L’avevo presentato un anno e mezzo fa, lo rifarò arricchendolo di nuovi elementi’.
Orlando ne ha anche per il Prefetto di Palermo Antonella De Miro. “Qualora la prefetta di Palermo si dovesse adeguare alla direttiva del ministro dell’Interno adirò al Tribunale amministrativo sulle cosiddette zone rosse – ha continuato -. Questo è un segno dell’involuzione politica di questo ministro, si parla di caccia ai balordi, mi chiedo qual è l’espressione giuridica”.
In un video di 19 minuti, la piattaforma Mediterranea ha mostrato nel corso della conferenza stampa le comunicazioni intercorse tra la guardia costiera italiana e quella libica prima del soccorso in mare dei 55 migranti, poi effettuato dalla Mare Jonio il 18 marzo scorso. Comunicazioni tra ufficiali che sono agli atti dell’inchiesta della Procura di Agrigento in cui sono indagati il comandante della Jonio Pietro Marrone e il capo missione Luca Casarini. “A bordo della Mare Jonio è arrivata una notifica ‘ad navem’ – ha fatto sapere la portavoce di Mediterranea, Alessandra Sciurba – destinata al nostro comandante da parte del ministero dell’Interno, provvedimento singolare. Ci si dice di non reiterare condotte illegali, questo apre profili diffamatori per i quali potremmo agire a breve; sono illazioni”.
Sciurba ha anche anticipato l’intenzione della Ong di voler adire azioni legali contro il vice premier Salvini. “Stiamo ragionando su come rispondere con lo stile e il linguaggio che ci caratterizza anche in termini legali rispetto alle disposizioni che ci vengono comunicate – ha aggiunto -. Certamente non abbiamo alcun problema a essere in mare, rispettando i diritti. Invece abbiamo grandi difficoltà a considerare la Libia legittimata a operare in zona Sar”.
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