Domani, il 29 giugno, ricorre il 38mo anniversario dell’omicidio di Antonino Burrafato, mio padre. Più d’una volta ho raccontato la sua storia. E questo, è l’ultimo anno che ricorderò questa tragica ricorrenza. Vi spiego perché.

Di quel fatto criminale – che ha fatto a pezzi la mia famiglia – si conosce tutto: la genesi, i mandanti, la dinamica e gli esecutori. Eppure, neanche la certezza di quelle condanne comminate ai mafiosi che hanno ucciso mio padre, è riuscita a restituire alla mia famiglia il diritto al ricordo dell’uomo perbene che fu mio padre.

Ogni anniversario di quel lutto, mi sforzo di ricordare le sue virtù, il tratto umano, la sua dolcezza paterna e il profondo senso dello Stato e della correttezza. Virtù, che in quegli anni orribili siciliani, furono la sentenza di morte per mio padre. Così, ogni volta che sul calendario si avvicina la data del 29 giugno, la prima immagine che torna alla mie mente è il volto sereno di mio padre. Poi, come se fosse ancora presente, sento forte la stretta della sua mano nel camminare assieme. Ma sono attimi di vita quotidiana che rubo alla storia. Perché in un attimo ripenso a quel pomeriggio orribile. Spunta il volto dei carnefici di mio padre, e tra tutti la foto segnaletica di Bagarella. Ed è come se mio padre venisse ucciso ogni volta, una sorta di loop temporale. Ed è come se la mafia avesse vinto. Questa sensazione non la voglio più sentire. La memoria di mio padre va restituita alla sua famiglia.

Per questo non ci saranno più 29 giugno da ricordare. Antonino Burrafato sarà ricordato da me e dai miei familiari il 13 giugno, il giorno del suo compleanno. Pensate che sia un gesto inutile e pro forma? Se riflettete bene, non è così. La storia della nostra terra, col suo carico di violenza mafiosa, non consente a tutti di poter cancellare quei tremendi anniversari. Perché ci sono zone d’ombra, misteri e collusioni che obbligano a perpetrare in eterno il rito del ricordo nel giorno del lutto. Perché non conosciamo colpevoli e mandanti delle stragi. E non si può, ancora oggi, restituire alle famiglie delle vittime di mafia il diritto a ricordare donne e uomini buoni e giusti, senza dover pensare al fallimento della Giustizia.

Articoli correlati