Nel comprensorio di Misilmeri stava nascendo una faida all’interno della cosca della mafia locale ma la scarcerazione di Michele Sciarabba avrebbe subito messo in chiaro le cose. Sciarabba, 43 anni, appena uscito dopo aver scontato 7 anni per associazione mafiosa, ha fatto subito valere la sua caratura rimettendo “a posto” alcuni “rigurgiti” interni. Soprattutto ridimensionando i gregari che stavano cercando l’ascesa anche attraverso l’imposizione del racket nel ricco settore edilizio. E’ questo il quadro che emerge dalle intercettazioni che hanno portato all’alba di ieri all’operazione antimafia “Fenice” da parte dei carabinieri e che è scaturita con 6 indagati, tra cui lo stesso Sciarabba.

Il fedelissimo

In particolare Sciarabba avrebbe subito “battezzato” Francesco Vasta, ritenuto dagli inquirenti un “concorrente” del boss. Concorrenza collegata soprattutto al controllo delle attività economiche, e quindi l’imposizione del racket delle estorsioni. In particolare sarebbe stato Giusto Giordano, che figura tra i 6 indagati, ritenuto membro della cosca di Misilmeri, ad avere curato importanti contatti con esponenti di cosa nostra come lo stesso Sciarabba e Giovanni Ippolito, partecipando a molteplici incontri con altri esponenti della famiglia mafiosa. E’ stato lui ad occuparsi del sostentamento dei detenuti, accaparrandosi vari lavori in qualità di imprenditore della famiglia mafiosa anche a scapito di altri concorrenti, come per l’appunto Vasta, agendo in prima persona anche nelle richieste estorsive ad alcuni imprenditori ed  agendo come mediatore nella risoluzione di controversie di pertinenza dell’associazione.

“La squadra di pallone è fatta”

Vasta pensava però che avrebbe continuato ad avere un certo peso nel mandamento. Lo si intuiva da quel che diceva nelle conversazioni intercettate, esultando per le imminenti scarcerazioni che si stavano materializzando: “…Un mese ci manca – diceva sarcasticamente e siamo apposto e possiamo andare a comprare di nuovo il pallone, già la squadra è fatta, ahia ahia, manca il Super Santos e possiamo andare a giocare di nuovo al pallone…”. Conversazione che, al di là dei contrasti interni emersi successivamente, ha messo in evidenzia come la compagine mafiosa di Misilmeri era pronta, a seguito delle varie scarcerazioni, a ricostruire le fila dell’associazione.

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