Si sono svolti a Palermo i funerali di Enza Catalano Barillà, dirigente socialista e militante femminista di lungo corso. Aveva ottantatré tre anni ed era nativa di Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento, da dove si era trasferita giovanissima nel capoluogo siciliano. Impegnata politicamente fin da ragazza, ha fatto parte prima della Federazione dei Giovani Socialisti e poi del Partito Socialista Italiano, con cui divenne consigliere comunale a Palermo.

La storia

Negli anni Settanta è stata assessore nelle giunte del centro-sinistra storico, basate sulla collaborazione tra la Dc palermitana di Piersanti Mattarella ed i partiti laici. A ricordarla è Turi Lombardo, già assessore regionale per il Psi, secondo cui “Enza Barillà è stata sempre dalla parte dei più deboli. Una compagna combattiva al servizio dei lavoratori, delle donne e di tutta la cittadinanza. Ha sempre dimostrato competenza, umanità ed una spiccata predisposizione a comprendere l’animo delle persone”.

Il marito Gianni, anche lui un compagno

Proprio undici anni fa, il 25 febbraio 2013, erano state celebrate le esequie di suo marito Gianni, altro caro compagno: è inutile sottolineare che sono stati entrambi parte della mia vita, ma ci tengo a dire soprattutto che sono stato molto contento di ciò», rimarca Lombardo. Anche Antonio Matasso, presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”, ha voluto omaggiare una delle più importanti figure femminili del socialismo siciliano del Dopoguerra: «posso dire di aver conosciuto da vicino Enza Barillà e la sua famiglia, avendo peraltro abitato nello stesso stabile per un certo periodo.

Insieme a suo marito, ha rappresentato in Sicilia la componente di socialisti riformisti che si riconoscevano in Giacomo Mancini, grande meridionalista, uomo di governo e segretario nazionale del Psi. Il periodo della breve unificazione tra Psi e Psdi vide Enza e Gianni collaborare da vicino con Matteo Matteotti, figlio del nostro illustre martire ucciso cent’anni fa. Le ultime volte in cui ci eravamo sentiti, aveva espresso il suo sostegno alla causa dell’Ucraina, aggredita esattamente due anni fa dalla feroce dittatura russa di Putin. Propongo già da ora al Comune di Palermo – conclude Matasso – di celebrare insieme una donna che ha lottato per la giustizia, la democrazia e la libertà, contribuendo a costruire una città libera dalla mafia e dal malaffare».