Una Finanziaria “scritta sulla sabbia” perchè non c’è certezza delle risorse visto che molto dipende da un accordo con Roma che ancora non c’è. Un governo impantanato come dimostra la vicenda della Cassa integrazione in deroga che è inaccettabile. E adesso anche un presidente che ha perso il contatto con la realtà perchè “non ascolta i siciliani che si sentono offesi dalla nomina di un assessore leghista per la delega ai Beni Culturali e all’Identità siciliana”.
I toni sono pacati male parole sono pietre. Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito democratico all’Ars, boccia su tutta la linea l’operato del governo Musumeci, lo invita a “venire all’Ars a riferire sull’attuazione del programma, cosa che dovrebbe fare ogni sei mesi e non ha mai fatto in quasi tre anni”, gli ricorda che il tempo delle pagelle è ormai vicino ma soprattutto lo invita “adesso bisogna correre nel distribuire le risorse che ci sono perchè la Sicilia è allo stremo e serve aiuto per la ripartenza. Fra sei mesi sarebbe tardi”.
Lupo, lei guida il Pd al Parlamento siciliano. Il secondo partito di opposizione dal punto di vista numerico dopo i 5 stelle che pure hanno perso di recente un quarto dei deputati. Cominciamo dalla fine ovvero dalla polemica di questi giorni sulla nomina di un assessore leghista
“Il tema non è tanto la nomina di un leghista che già di per se suonerebbe come una provocazione. Ma che la Lega era alleata di Musumeci si sapeva fin dall’inizio anche se alle regionali nessun eletto si era dichiarato leghista all’inizio e dunque non ci fu alcuna nomina. La vera offesa è la delega che oggi si riserva alla Lega. Musumeci dovrebbe uscire dal suo bunker e ascoltare i siciliani che si sentono traditi. Assegnare i Beni Culturali e l’identità siciliana alla Lega è provocatorio. Lei se lo immagina un indipendentista siciliano assessore in Lombardia? E’ una cosa che non può accadere. Ma in Sicilia succede anche questo. Il tema non è la critica politica. Il Presidente dovrebbe ascoltare i siciliani, la gente comune è indignata. Ha perso il contatto con la realtà”
Beh ma nomina gli assessori è comunque una prerogativa del Presidente della Regione
“Su questo non c’è dubbio ma è triste che Musumeci abbia preferito ascoltare Salvini piuttosto che i siciliani che si sono mobilitati contro la sua decisione di affidare l’Assessorato ai Beni Culturali e all’identità siciliana ad un leghista. Il PD si opporrà ad ogni tentativo di snaturare i valori del patrimonio culturale della Sicilia!”
Assessore a parte, da ieri la Sicilia, come il resto d’Italia, è ripartita con regole ancora confuse. In tanti non hanno riaperto perchè non vedono le condizioni per poter ricominciare
“E’ così. Servono aiuti concreti. Nella finanziaria regionale, con tutti i suoi limiti, ci sono alcune cose. Le risorse disponibili devono essere messe a disposizione dei siciliani subito. Devono arrivare alla gente, alle categorie produttive. Adesso il governo deve iniziare a correre. Uscire dal suo torpore e mettere in campo tutto quello che c’è, immediatamente”
Lei ritiene, dunque, che le procedure siano lente?
“Non lo penso io. Lo dicono gli eventi. Basta pensare alla vicenda della Cassa integrazione in deroga. E’ inaccettabile. Sono venuti in Commissione a darci i numeri di quanto era stato fatto ma quegli stessi numeri non corrispondevano a quanto arrivato all’Inps. Non hanno contezza neanche loro stessi di quello che succede. E’ un governo impantanato, ripiegato su se stesso. Per il bene della Sicilia deve svegliarsi e correre”
Ma sono state messe in campo risorse importanti. La manovra finanziaria vale 1 miliardo e mezzo
“E’ una manovra scritta sulla sabbia! Non c’è certezza delle risorse e per questo abbiamo espresso voto finale contrario. Non c’è ancora accordo con Roma e dunque molte poste, al momento, sono solo sulla carta. Meglio sarebbe stato prima fare gli accordi. Ma ci sono tanti altri errori come ad esempio non coinvolgere le parti sociali nella fase della costruzione della manovra”
Però è stata costruita anche con tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione
“E’ vero ma questo è avvenuto su nostra iniziativa. Musumeci ci ha incontrato due volte e molte delle nostre proposte sono diventate norme. Per questo salviamo alcune cose come i fondi destinati ai comuni che sono saliti fino a 300 milioni, l’uso dei soldi nati per gli aiuti alimentari anche in un fondo per permettere a chi è in difficoltà di pagare anche le bollette, i 50 milioni per l’edilizia che non sono tanti ma sono qualcosa. Ma poi c’è anche quello che abbiamo ottenuto in aula come l’aumento degli stanziamenti per l’Oasi di Troina, una battaglia giusta”
Proprio la vicenda Oasi di Troina è stato il primo voto in cui il governo è andato sotto in aula durante la Finanziaria. Forse da lì è iniziata la tensione che poi ha portato allo scontro sul voto segreto
“Sì, il governo è andato sotto ma con voto palese. Avevo chiesto io il voto segreto e poi l’ho ritirato. Durante la trattazione della finanziaria abbiamo espresso centinaia di voti. Sa quante sono state le richieste di voto segreto: solo quattro. E due sono state ritirate. Quello del voto segreto è un falso problema”
Però Musumeci ha abbandanto l’aula dopo una polemica fortissima con un altro deputato di opposizione, l’ex Pd oggi Iv Luca Sammartino
“Guardi non mi interessa l’estrazione politica.Un presidente non può rivolgersi in quel modo ad un deputato. Chiunque egli sia. E’ successa una cosa gravissima. Sia per le frasi rivolte al collega, sia per la mancanza di rispetto al parlamento ed ai siciliani. Il confronto con il Parlamento si è interrotto quando Musumeci ha abbandonato l’Aula attaccando le opposizioni. Il Presidente della Regione è un deputato e l’aula è il suo posto di lavoro. Dire non vengo più in aula è grave. E’ una mancanza di rispetto e una assenza ingiustificata, una macchia nel suo mandato rappresentativo”
Ma la battaglia è per l’abolizione del voto segreto
“Un’altra cosa grave. Posso essere d’accordo sull’esigenza di riformare il voto segreto ma le regole della partita non si cambiano in corsa. E’ un atteggiamento inaccettabile ed antidemocratico. Il Presidente della Regione non detta le regole al Parlamento. Il Parlamento si auto regolamenta altrimenti viene meno la democrazia. I parlamenti soggetti all’esecutivo che ne detta le regole sono tipici dei regimi totalitari”
E dunque come si fa a modificare senza intaccare la democrazia, visto che anche lei parla di esigenza di riformare
“Il Parlamento può scegliere di dotarsi di regole diverse per il voto segreto ama non su indicazione dell’esecutivo o del Presidente. E comunque le nuove regole non si possono applicare in questa legislatura. Come accaduto per il passaggio da 90 a 70 deputati si vota un provvedimento che entra in vigore dalla prossima legislatura. Altrimenti, per fare un paragone calcistico, sarebbe come cambiare la regola del fuorigioco mentre si sta giocando la partita”.
Un ultimo passaggio. Abbiamo assistito ad un braccio di ferro fino a domenica sera sulle regole della ripartenza.Le Regione attaccano il governo. Lei qui è opposizione ma il suo partito a Roma è al governo. Non è una vicenda assurda?
“Lo è certamente ma è in linea con tutto il resto,. Un assurdo e inaccettabile scaricabarile, una voglia di non prendersi responsabilità per scaricarle su altri. Ma voglio concludere con un invito al governatore. Il tempo delle pagelle ormai è vicino. Venga all’Ars a riferire sull’attuazione del suo programma. Dovrebbe farlo ogni sei mesi e non lo ha mai fatto in tre anni. Venga a dire cosa ha fatto e cosa intende fare in modo da spiegarlo ai deputati ma soprattutto ai tanti siciliani che se lo stanno chiedendo”
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