Il dado è tratto, saranno dimissioni quelle del Presidente della Regione Nello Musumeci. La decisione è stata presa nonostante la contrarietà di tutti, ma proprio tutti, i partiti. Il Presidente della regione saluta educatamente ma se ne va sbattendo la porta.
Le comunicazioni ufficiose
Già ieri sera, anzi notte, alla fine della maratona d’aula per approvare le variazioni di bilancio aveva fatto sapere ai suoi assessori che oggi avrebbe voluto parlare loro. Adesso li ha convocati. Ma non si tratta di una giunta di governo. Forse lo diventerà se sarà necessario adottare gli ultimi provvedimenti ufficiali in regime non di ordinaria amministrazione. in quel caso sarà convocato il segretario di giunta e redatto un verbale.
Ma la convocazione serve solo al Presidente per raccontare nel dettaglio agli assessori le sue intenzioni in un incontro faccia a faccia. Ai ‘suoi’ assessori Musumeci sente di dovere questa cortesia, questa spiegazione dei motivi delle sue scelte. Agli assessori Musumeci ha detto che ancora non tutto è deciso e che si prenderà ancora qualche ora, tutte quelle che la legge gli permette.
La convocazione dell’Ars
Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, al termine di una maratona notturna durante la quale è stato approvato il ddl sulle variazioni di bilancio, ha annunciato di avere convocato per domani alle 11 l’aula “per possibili comunicazioni del presidente della Regione”. Il termine ultimo previsto dalla legge per presentare le dimissioni in modo da consentire l’election day il 25 settembre prossimo scadrebbe infatti proprio domani, il 5 agosto, anche se si sono tentate varie interpretazioni di legge per prolungare questo termine (c’è anche chi sostiene sia già scaduto ieri, 3 agosto).
Ma Musumeci domani mattina ha già assunto impegni istituzionali. L’ultima giornata sarà dedicata ad almeno due inaugurazioni. per questo chiederà con una lettera al presidente Miccichè di spostare la seduta alle 15 o, al massimo, alle 16, sempre di domani
La prima ammissione di ieri
Musumeci, che ieri aveva ammesso di avere in corso una “riflessione su questa ipotesi”, oggi è in visita istituzionale in tre comuni del palermitano. Dal canto suo Miccichè, che da mesi si oppone alla ricandidatura del governatore uscente sostenuta invece dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sempre ieri aveva dichiarato “Siamo pronti a individuare un candidato anche se si dovesse votare la settimana prossima”. Si dicono pronti anche dalla Lega e ieri si è tenuto un incontro informale proprio per preparare le liste. presenti tutti, tranne Diventerà Bellissima.
La road map delle dimissioni
Musumeci ha spiegato agli assessori come intende procedere con queste dimissioni. Insomma se andrà o meno in aula a comunicarle al Parlamento oppure lo farà semplicemente con lettera protocollata e dimissioni irrevocabili e contemporanea indizione dei comizi (quest’ultimo passaggio si farà in giunta, magari oggi stesso). L’ufficialità, però, non dovrebbe essere data prima di domani anche se la lettera potrebbe essere firmata già stasera. C’è un’ultima inaugurazione ufficiale da fare prima: la cerimonia della prima pietra della cittadella giudiziaria di Catania.
Alla ricerca di un candidato
La coalizione di centrodestra in questo momento è spaccata sul nome del candidato alla presidenza della Regione da opporre alla Dem Caterina Chinnici, designata in seguito al risultato delle primarie alle quali ha partecipato anche il M5s, e all’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, da mesi in campagna elettorale. Il leader di Forza Italia Gianfranco Miccichè sempre ieri aveva rilanciato il nome dell’ex ministro azzurro Stefania Prestigiacomo che si è detta onorata ma chi8ede unità di intenti della coalizione, mentre il segretario regionale della Lega Nino Minardo aveva proposto la candidatura di un esponente del carroccio e si fanno i nomi suo e di Alessandro Pagano. Gli autonomisti, infine, tornano a citare Massimo Russo mentre non è tramontata l’ipotesi Stancanelli per Fratelli d’Italia, se proprio Musumeci non potrà essere anche alla luce di queste dimissioni.
Passaggio al tavolo nazionale
La questione Sicilia, che ha evidenti refluenze anche sulle regionali nel Lazio e in Lombardia, doveva essere affrontata dai leader nazionali del centrodestra che però, fino ad ora, non hanno ancora trovato un accordo. E senza questo passaggio al tavolo nazionale, neanche la Sicilia potrà scegliere il nome.
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