L’opera teatrale simbolo nel Rinascimento Italiano sul grande schermo.
Direttamente dal Metropolitan Opera House di New York, esclusivamente domani 10 gennaio alle 20 arriva il “Nabucco” di Giuseppe Verdi al cinema Vittoria di Alì Terme (Messina) e al Multisala Aurora di Palermo.
L’intramontabile capolavoro che racconta la prigionia del popolo ebraico a Babilonia, diretto dal Maestro James Levine, sarà proiettato in diretta in alta definizione e vedrà sul palcoscenico del prestigioso teatro di Manhattan, accanto il celeberrimo tenore Plácido Domingo nel ruolo del sovrano protagonista, il soprano ucraino Liudmyla Monastyrska e il mezzosoprano georgiano Jamie Barton.
Terza prova operistica del compositore italiano, lo spettacolo si apre nella Gerusalemme del VI secolo avanti Cristo: una città assediata dal re babilonese Nabuccodonosor. Unica speranza di salvezza è Fenena, figlia del sovrano presa in ostaggio, che sarà tuttavia liberata dal giovane Ismaele, innamorato di lei. Ormai perduti, gli ebrei vengono fatti prigionieri e condannati a morte da un’altra figlia del sovrano, la crudele Abigaille, che nel frattempo ha spodestato il padre. La salvezza arriva gloriosa quanto inattesa sotto forma di un’improvvisa conversione di Nabucco, che a capo di un esercito di pochi fedeli rovescia il governo di Abigaille, graziando i prigionieri e invocando Jeovah.
È ben nota la storia di questo spettacolo, che proiettò il musicista ventottenne verso la fama. Dopo la morte della prima moglie e di due figli, con cui coincise il fiasco dell’opera buffa “Un giorno di regno”, Verdi aveva deciso di abbandonare la carriera. Cambiò idea solo quando l’impresario teatrale Bartolomeo Merelli gli mostrò il libretto scritto da Temistocle Solera. Ispirato, diede vita al lavoro immortale che oggi tutti conosciamo, battezzato da una trionfante prima al Teatro alla Scala nel 1942. Per molto tempo, l’opera e il suo compositore sono stati considerati parte integrante di quel fervore politico che nel 1861 portò alla nascita del Regno d’Italia; in particolar modo, il famosissimo coro “Và pensiero, sull’ali dorate”, che narra l’esilio degli ebrei a Babilonia, è stato letto come un’eco dei sentimenti italiani verso la dominazione austriaca.
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