Antonio Ingroia è a rischio. La prefettura di Roma gli ha tolto la scorta d’accordo con l’ufficio centrale interforze. L’ex Pm del processo stato Mafia che lasciò a metà quel dibattimento oggi avvocato difensore ed ex amministratore di società come Sicilia e Servizi nonché sotto inchiesta per peculato per aver incassato compensi non dovuti (accusa naturalmente respinta da Ingroia), secondo le valutazioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica non è più a rischio. Nella disposizione si legge che ‘non ci sono pericoli immediati per la sua incolumità’.
A renderlo noto in una manifestazione pubblica a Milano è stato il suo collega Nino Di Matteo, magistrato vicino all’area 5 stelle ma evidentemente non alla Lega visto che ha scelto proprio il giorno della polemica fra Matteo Salvini e Roverto Saviano sulla provocazione del Ministro dell’Interno che aveva minacciato proprio di togliere la scorta a Saviano. Una battuta infelice e fuori luogo quella di Salvini alla quale Saviano ieri sera ha risposto con un video messaggio carico di odio, risentimento e minacce.
Lo scrittore e sceneggiatore che ha fatto la sua fortuna sull’essere diventato simbolo anti camorra viene difeso da Pietro Grasso di Liberi e Uguali e da pochi altri. Ma il governo giallo verde, in realtà, sembra preparare una revisione sulle scorte che in Italia sono centinaia e molte più status symbol che dovute a esigenze concrete. Le valutazioni spettano sempre e comunque ai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica ma questi comitati sono comunque presieduti dai prefetti che rispondono al Ministro degli Interni
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