“Riforma degli Iacp”: Sunia, Fp Cgil e Cgil Sicilia intervengono sul tema dell’edilizia residenziale pubblica in vista della discussione del testo di legge, approvato dalla giunta a settembre, che andrà in discussione all’Ars nei prossimi giorni.

In una nota congiunta, Cgil Sicilia, Sunia e Fp Cgil, esprimono la loro contrarietà al disegno di legge concentrato sulla creazione di una Agenzia unica regionale per la casa, al posto dei 10 Iacp.

Un testo che, secondo il sindacato, si occupa degli aspetti di “governance” aziendale piuttosto che degli aspetti sociali, dell’utenza, e della questione abitativa in Sicilia.

Cgil, Sunia e Fp Cgil dicono no a “salti nel buio”, a una fretta che ha escluso le organizzazioni sindacali dal confronto, quando invece sul tema dell’emergenza abitativa serve un “dibattito più ampio possibile”.

“Non è questo quello che chiedevamo, non è questo quello che serve – dichiarano i segretari generali di Sunia Sicilia Giusi Milazzo, Fp Cgil Sicilia Gaetano Agliozzo e Cgil Sicilia Alfio Mannino – Nonostante da anni il sindacato solleciti il governo regionale per affrontare il tema della politica abitativa in Sicilia, a partire dall’edilizia residenziale pubblica, strumento più idoneo a rispondere alle esigenze dei nuclei a basso reddito, non è stato aperto nessun tavolo di confronto e nei prossimi giorni il testo andrà in discussione in Parlamento. C’è una strana fretta, ma non ci sono riforme degne di questo nome senza un dibattito approfondito e un coinvolgimento vero e diffuso.”.
La Cgil chiede una risposta diversa a un’emergenza che resta uno dei problemi principali della Sicilia: carenza di alloggi, degrado dei quartieri, caro affitti, dati drammatici che parlano di circa 9 mila famiglie siciliane che hanno subito uno sfratto nel 2018 e 25 mila nuclei familiari da anni in graduatoria in attesa dell’assegnazione di una casa popolare.

“La proposta del governo al contrario ha come interesse esclusivo quello della ridefinizione della governance degli Istituti, che verrebbero sciolti e sostituiti dalla Agenzia regionale per la casa sociale (Arcas) con natura giuridica di ente pubblico economico – spiegano Alfio Mannino, Gaetano Agliozzo e Giusi Milazzo – In una Regione in cui non è mai stata varata una riforma del sistema di gestione dell’edilizia residenziale pubblica, l’ambizione doveva essere di aprire un ampio confronto per delineare un nuovo modello di abitare sociale. Non una parola nel testo alla sostenibilità dei costi per l’utenza, al contrasto al disagio sociale e alla povertà”.
Ad allarmare il sindacato è l’impostazione che considera “la logica aziendalistica come il sistema privilegiato per la gestione dei servizi pubblici di carattere preminentemente sociale”. E a destare preoccupazione sono diversi fattori. L’organismo in questione dovrà gestire 60 mila alloggi, un patrimonio degradato e fatiscente. La situazione debitoria di alcuni Istituti è gravissima. C’è il rischio di svendita del patrimonio per ripianare i bilanci.
E c’è il capitolo del personale. “Non siamo d’accordo a uno stravolgimento dello status di dipendente pubblico dei lavoratori degli Iacp né al passaggio al contratto del settore privato. Sì all’eliminazione degli sprechi o a realizzare possibili economie di scala con un coordinamento sovraprovinciale ma il tutto non deve andare a scapito dei fruitori del servizio erogato”.
Sunia, Cgil e Fp chiedono di “preservare la vita e la continuità di Istituti che, fin qui, vivono esclusivamente di entrate proprie e non hanno pesato sul bilancio della Regione. E di preservare il lavoro di chi in questi Istituti lavora, migliorando la qualità della fruizione del patrimonio per l’utenza”.
Per la Cgil restano fuori tanti nodi che l’ipotesi di riforma non affronta: il finanziamento certo e continuo dell’edilizia abitativa pubblica, la situazione debitoria disastrosa in alcuni Enti, la necessità di far fronte al turn over di personale qualificato e cogliere le opportunità dei bandi europei, l’incremento dell’offerta complessiva di alloggi disponibili. E ancora: la necessità di definire e finanziare adeguatamente un ”Piano casa pluriennale di investimenti”.
“Non ci convince, specie in un territorio come il nostro, il coinvolgimento dei privati. Siamo contrari all’inserimento del sindacato negli organismi di amministrazione e pensiamo invece che sia indispensabile creare organismi di consultazione e controllo con la partecipazione delle parti sociali – aggiungono i tre segretari – E’ per tutti questi aspetti che abbiamo bisogno di approfondire, di discutere, di aprire un dibattito vero. Siano disponibili a cambiamenti che vadano nella direzione giusta ma fermi su quello che ci sembreranno passi indietro per i cittadini, i lavoratori e gli utenti che rappresentiamo e per la Sicilia. E non escludiamo qualsiasi iniziativa sindacale volta a impedire salti nel buio”.