Aveva dichiarato di essere laureato in Giurisprudenza e di avere un master in Gestione delle risorse umane, ottenendo un incarico di direttore regionale e compensi per 93mila euro. Ma i titoli non li aveva, così è finito a processo.
La vicenda riguarda Rino Lo Nigro, ex direttore dell’Agenzia regionale per l’Impiego che ieri è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo che ha disposto la confisca dei beni per restituire quanto in realtà non gli era dovuto.
La notizia viene riportata dal Giornale di Sicilia. La decisione è della seconda sezione, presieduta da Daniele Marraffa, che ha accolto l’ appello «incidentale» presentato dal sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio: reformatio in peius, dunque, ma solo per il recupero dei quasi 100 mila euro indebitamente percepiti da Lo Nigro, al quale adesso rimane il ricorso in Cassazione.
Lo Nigro è già imputato per lo scandalo Ciapi, l’ente di formazione della regione che girava attorno al ‘sistema Giacchetto’. Insieme ad altre sei persone, Lo Nigro deve rispondere di corruzione.
L’ipotesi è di avere agevolato, in cambio di denaro, proprio il sistema Giacchetto, basato su regali e favori a politici e dirigenti.
Nel giudizio concluso ieri in appello l’accusa è invece di falso e truffa. L’incarico di vertice all’Agenzia per l’ impiego sarebbe stato ottenuto infatti da Lo Nigro, ex vicesindaco di Palermo, grazie alla dichiarazione del possesso di titoli che non aveva. Il giudice è andato oltre le richieste della Procura, che aveva chiesto due anni, e ieri la pena è stata ribadita.
La difesa di Lo Nigro ha sostenuto che per ottenere il posto quei titoli non erano necessari.
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