Questa mattina un gruppo di studenti ha occupato l’ex asilo di via Arrigo Boito, in zona Malaspina, a Palermo. La protesta per i mancati servizi erogati dall’amministrazione palermitana nei confronti del popolare rione. “Dal Comune nessun servizio per il quartiere. Da oggi facciamo noi!”. Questo lo slogan che si legge in uno striscione.
Tre le maschere che richiamano le rapine più famose del momento, quelle di Dalì della Casa di Carta, nasce così il Laboratorio sociale Malaspina.

Un luogo occupato da anni

Si tratta dello stabile che anni fa ospitava il Laboratorio Zeta, nato da un gruppo di ragazzi, per la maggior parte studenti, che proveniva da esperienze diverse. Da occupazioni dell’università, box autogestiti alla facoltà di lettere, incontri seminariali sulla non-violenza, coordinamenti cittadini contro la guerra in Kossovo. Ora sarà il Laboratorio sociale Malaspina. “Possiamo dire, senza possibilità di essere smentiti, che le uniche volte in cui lo spazio è stato utilizzato è stato solo grazie a forme di occupazione e uso diretto da parte dei cittadini”, sottolineano dal gruppo che ha organizzato l’occupazione dello stabile.

Doveva servire per dare servizi al quartiere

Un immobile fino a ora abbandonato e mai utilizzato secondo i promotori dell’iniziativa. “Le istituzioni comunali, in particolare la proprietà dello IACP, durante l’ultimo sgombero, avevano annunciato fantomatiche associazioni pronte a riaprire lo spazio e offrire, entro un mese dallo sgombero, servizi al quartiere. Nel gennaio del 2020 il direttore generale dello Iacp aveva annunciato che l’ex asilo sarebbe stato affidato a un’associazione che si occupa di recupero scolastico e attività ludiche. Dopo quasi due anni l’immobile è ancora vuoto, sigillato e deserto; nessun servizio per il quartiere è stato attivato”, affermano i nuovi occupanti del collettivo Studenti Palermitani.

Una raccolta firme dietro all’occupazione

Nelle settimane scorse il gruppo ha raccolto centinaia di firme nella zona e la volontà degli abitanti del quartiere di riaprire l’immobile alla cittadinanza. “Questo quartiere è conosciuto soprattutto per la presenza del carcere minorile, un luogo di marginalità, di chiusura e costrizione. Noi invece vogliamo costruire un laboratorio sociale di protagonismo e di cura delle necessità degli abitanti. In particolare, vogliamo restituire lo spazio ai tanti studenti che frequentano le diverse scuole qui intorno e che hanno diritto a un luogo in cui studiare, organizzare iniziative e momenti di confronto, socializzare. L’immobile offre davvero tante possibilità di attivare servizi gratuiti e necessari per il quartiere. È questo che faremo. E noi, a differenza delle istituzioni, le promesse le manteniamo!”.