Giornalista, già sottosegretario ed esponente storico di Forza Italia. da siciliano in passato è stato candidato in altre regioni e adesso torna ad esserlo nell’isola sotto le insegna azzurre. Giorgio Mulè, per storia ed esperienza si presenta subito come difensore delle scelte elettorali e delle candidature tanto criticate in Sicilia. Ma, ospite di Talk Sicilia, è soprattutto pronto a sciorinare un programma che vale miliardi per il rilancio del Paese.

Candidato in Sicilia

“È stata una scelta che mi ha fatto grande, grande, enorme piacere. Perché essendo nato a Caltanissetta, essendomi formato in provincia di Trapani e avendo cominciato a lavorare qui a Palermo, beh, per me si è trattato di un grande orgoglio. Il fatto che il presidente Berlusconi avesse indicato me come bandiera come capolista di Forza Italia a Palermo, nel collegio plurinominale, per cui per me è un grande onore e nello stesso tempo, ovviamente un grande onore, avendo coscienza di tutte le cose che vanno fatte in Sicilia”.

La polemica sui paracadutati

“Ma guarda, io ho vissuto lo stesso problema. Alle scorse elezioni fui candidato in Liguria e non sono stato né di origine né di formazione ligure. Quindi anche lì, quando arrivai, ci fu la sindrome del paracadutato. Le posso dire che adesso che non sono stato ricandidato in Liguria, la gente non dico che piange, ma insomma quasi. Perché poi l’impegno e l’esperienza di un candidato si dimostrano sul campo, si dimostrano. Quando ti metti a disposizione del territorio il territorio per quello che fa in Sicilia, succede la stessa cosa. A parte che si tratta di elezioni nazionali nuove, avremmo 200 deputati in meno, avremmo 100 senatori in meno. Per cui si è candidati essere rappresentanti non tanto di piccoli centri, ma di grandi fette della regione. Anche qui a Palermo, in Sicilia, io sono certo che i nostri candidati rappresenteranno al meglio la Sicilia laddove dovessero essere eletti”.

Il centrodestra pensa ad un nuovo cappotto

“Mi consente di fare i dovuti dovuti scongiuri. Ma ovviamente noi speriamo di fare il pieno, il cosiddetto cappotto. Però ci affidiamo per questo non A un’onda che emotiva, ma sull’incapacità che hanno dimostrato gli altri. Noi che non sono i tuttologi di cinque stelle sono molto dietologi, al pari anche di altri come di rappresentanti che sono stati al governo. Noi abbiamo. Il grande vantaggio di avere competenze da una parte e capacità di governare insieme in 16 regioni, di avere una federazione. Un centrodestra che si fonda da oltre 27 anni sulla capacità di una comunità di valori, di idee. Portiamo questo anche in Sicilia, lo portiamo rappresentando un ponte ideale al di là di quello dello stretto che vogliamo fare tra la Sicilia e il governo nazionale di Roma. I siciliani devono aver chiaro che questo collante, questo link che si creerà tra la Sicilia, il governo della Regione e di Roma sarà decisivo per far arrivare in Sicilia tutte le risorse necessarie per andare avanti e voltare pagina”.

Le politiche traineranno il voto per la Regione?

“Sarà la buona politica a trainare il voto dei siciliani attraverso una scelta condivisa che riguarderà Renato Schifani alla presidenza della Regione Siciliana e il centrodestra a Forza Italia. A livello nazionale è una scelta di campo, in questo caso mai slogan fu più azzeccato, perché dalla scelta di Forza Italia si metteranno assieme il buon governo di Renato Schifani e quello nazionale, stabilendo, ripeto, quel contatto che è necessario, indefettibile, tra il governo regionale e quello nazionale. Io non credo all’onda che porterà più voti, meno voti. Ripeto credo nel programma, nelle competenze e nell’esperienza di chi vuol rappresentare il governo della Regione e credo, fatemi dire, nella nostra capacità a livello nazionale di aver già dimostrato con il Governo Draghi nell’ultimo periodo, di saper fare il nostro mestiere in favore dei cittadini”.

Nessuna deriva populista o sovranista

“Sarà un centrodestra a trazione dei moderati. Forza Italia rappresenta in questo il baricentro e rappresenta, come riconosciuto dal Partito Popolare Europeo, la forza necessaria per la garanzia per il centrodestra per l’Italia di poter contare su una forza che in Europa è capace di far sentire la sua voce e soprattutto garantisce tutti gli altri Paesi rispetto ai nostri valori dell’europeismo, della tarantismo, del liberalismo, di tutto ciò che rappresenta la nostra storia e il nostro presente”.

Cambiare il Reddito di cittadinanza

“Il Reddito di cittadinanza è stato un male necessario, un intervento dovuto nei confronti di chi è indietro, dei poveri, dei bisognosi, di chi non è in condizioni di lavorare o per condizioni familiari. Non può lavorare o può lavorare poco perché ad esempio ha un disabile in casa, o perché ha delle condizioni particolari dei familiari. Poi c’è tutta un’altra parte, che è quella che riguarda i giovani. Ormai intendiamo una platea che va dai 18 ai 40 anni. Ebbene, questa platea non può vivere con l’idea del sussidio. L’idea dell’assistenzialismo. Sono persone che vogliono e devono lavorare a condizione che i loro contratti siano contratti garantiti e che quindi non siano sottopagati, a condizione del fatto che siano contratti con un valore minimo. Per questo noi diciamo che i contratti di apprendistato e i contratti che riguardano il praticantato dovranno essere nel minimo, anche a tempo determinato, pagati almeno 1.000€ netti al mese. Aggiungiamo il fatto che per le imprese siciliane che assumeranno ci sarà una decontribuzione totale, quindi zero contributi per chi assume per almeno i primi due anni da quando entra un giovane. Queste sono le prime misure che possono finalmente far ripartire una regione che sconta, come già altre le altre, il fatto che i lavori che non si trovano in posti di lavoro ci sono 115.000 posti nel 2019, sono diventati 350.000 nel 2021, a fronte di una disoccupazione che in Sicilia raggiunge più del 10% in ambito nazionale e soltanto quella giovanile riguarda oltre il 40%, con punte di 60. È inammissibile il reddito di cittadinanza, ahimè, oltre al lavoro nero, ha incentivato coloro che si sono disamorato del fatto di realizzarsi per andare a lavorare.

Toglierlo rischio sociale

“Il reddito di cittadinanza bisogna toglierlo soltanto a chi rifiuta di lavorare. Ripeto il reddito di cittadinanza, nella sua accezione di aiuto doveroso nei confronti dei poveri, delle nuove povertà, va assolutamente mantenuto come concetto, va rivisto e rivisitato in profondità nei confronti di chi può lavorare e rifiuta dei lavori, nonostante siano garantiti nei diritti e anche dei doveri.

Infrastrutture e competitività

“Noi vogliamo una Sicilia che sia competitiva non con la Calabria, non con il Lazio, ma con l’Europa e il resto del mondo. Per rendere competitiva la Sicilia quel ponte è necessario quel ponte che consentirà alla Sicilia di ricevere i traffici dal Nordafrica e dal Canale di Suez, indirizzandoli verso tutti i grandi club europei ed evitando che quelle merci, come succede adesso, vadano a finire tra Amburgo, Rotterdam e i porti del Nord Europa. È un ponte che dà lavoro a 18.000 persone, mette in moto investimenti sul territorio per oltre 7 miliardi. E un ponte che sulla logistica finalmente collegherà e farà in modo che si spenda molto meno rispetto a quanto si spende adesso. È un ponte che è necessario per il turismo, è un ponte per il futuro e che guarda al futuro come fa Forza Italia. Ha il dovere di immaginare non opere faraoniche, ma opere che permettano a questa terra finalmente di affrancarsi da questo sottosviluppo a cui è stata condannata. Da quella sinistra che per due volte, dopo che il presidente Berlusconi aveva ottenuto anche la progettazione del governo, non trovò di meglio che fermare l’opera”.

Caro voli e continuità territoriale

“E’ un problema che si risolve soltanto aprendo un tavolo con le compagnie aeree, avendo la capacità da Presidente della Regione Siciliana nel nome del insularità dello Statuto autonomo della Sicilia della Regione, a garantire quei collegamenti, a dare ai cittadini non l’opportunità, ma il loro diritto ad avere dei prezzi calmierati come oggi, come già succede ad esempio con la Sardegna per loro, ma per i loro familiari. Ma anche questo, rispetto alle isole, guarda in Sicilia. Attualmente un residente di Ustica paga una cifra per l’aliscafo minore per andare da Palermo, Ustica. Ma se io sono il papà di questa persona che è residente a Palermo, non posso pagare per andare a trovare mio figlio o per assistere in un momento di necessità una cifra blu che mi fa spendere anche per Favignana centinaia di euro. Allora è un principio che va allargato. Sì, innanzitutto alle linee aeree con collegamenti il più possibile. Frequenti. Fermo restando, guardi che lo scorso anno gli aeroporti di Palermo e Catania sono i porti che hanno fatto un movimento di persone superiore a quello di Fiumicino. Ma sono i nostri concittadini ad avere l’opportunità di andare a Roma-Milano senza spendere, senza dover fare un mutuo per poter andare a prendere un aereo.

Cento miliardi di euro per rilanciare il paese con il lavoro

“Votare Forza Italia significa per la Sicilia e per i siciliani agganciare il treno dello sviluppo. Il treno del benessere significa garantire che i nostri figli e i nostri nipoti abbiano non un sogno, ma una realtà da vivere. Coniugata dal lavoro alle infrastrutture. Si vota il centrodestra perché non è un accozzaglia, un papocchio, un cartello elettorale messo su per cercare di prendere voti. Ma è una comunità di valori e politica che da 25 anni vuole governare il Paese e oggi governa 16 regioni. C’è gente che ha detto che il nostro programma costa circa 90 miliardi.  Mi spingo a oltre 100 miliardi. Sono circa 105 miliardi e posso indicare copertura per copertura dove prendiamo tutti i soldi necessari. I fondi non sono scritti sull’acqua. Partiamo dal taglio della spesa pubblica facendo un lavoro minimo di circa 30 miliardi su una spesa che è di oltre 800 miliardi. Io parlo soltanto della spesa pubblica improduttiva. Si recupera un’altra parte dalla pace fiscale che può valere non chissà quanto, ma almeno altri 30 miliardi dei 1100 miliardi di contenzioso. E se andiamo avanti arriviamo a circa 100 miliardi”.

L’intervista integrale

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