È stata fissata per il 19 aprile l’udienza, alla prima sezione della Cassazione, contro la sentenza d’assoluzione, pronunciata lo scorso 22 giugno dalla corte d’Assise d’appello di Palermo, di Gaetano Sciortino, 59 anni, di Cattolica Eraclea.

Procura ha impugnato verdetto d’appello

A impugnare il verdetto è stato il sostituto procuratore generale di Palermo, Giuseppe Fici. Sciortino era stato accusato dell’omicidio del marmista del paese Giuseppe Miceli, ucciso il 6 dicembre 2015 nel suo laboratorio.

Sciortino, operaio di 59 anni, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, fu condannato in primo grado a 24 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Agrigento. In appello la sentenza è stata totalmente ribaltata. Anche il difensore di parte civile, l’avvocato Antonino Gaziano, che rappresenta i familiari della vittima, aveva impugnato il verdetto contestando la sentenza di appello che trascurerebbe, secondo quanto contenuto nel ricorso, alcuni elementi che proverebbero con certezza che a uccidere Miceli è stato Sciortino.

Omicidio in discoteca a Terrasini, confermata condanna per l’assassino

La prima sezione Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 23 anni e 6 mesi nei confronti di Alberto Pietro Mulè accusato dell’omicidio di Paolo La Rosa, il 21 enne di Cinisi assassinato nella notte del 24 febbraio 2020 a Terrasini.

È dunque diventata definitiva la sentenza della Corte di Assise di Appello di Palermo che lo scorso 17 aprile 2023, come richiesto dagli avvocati Massimo Motisi e Michele Palazzolo, difensori di parte civile dei familiari della vittima, ha riconosciuto sussistente l’aggravante dei motivi abietti e futili che non era stata accolta in primo grado, aumentando da 16 a 23 anni e 6 mesi di reclusione la condanna dell’imputato.

L’omicidio si consumò in piazza Titì Consiglio a Terrasini, di fronte ad un locale notturno. Pietro Alberto Mulè colpì con un coltello a morte La Rosa.

L’omicidio di Boccadifalco, chiesto l’ergastolo per Giuseppe La Corte

La procura di Palermo ha chiesto la pena all’ergastolo per Giuseppe La Corte, 77 anni, accusato di aver ucciso un suo inquilino moroso, Aleandro Guadagna di 31 anni, in via Mulino a Boccadifalco, il 10 maggio dell’anno scorso. Il processo si sta celebrando davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Sergio Gulotta.

L’imputato aveva ucciso la vittima, padre di quattro figli, con due colpi di fucile per “sistemare la questione dell’affitto”, 250 euro al mese che l’uomo non gli avrebbe pagata per molto tempo. I pm contestano l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Secondo la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Zummo e Luigi Sanniu, invece, l’anziano avrebbe agito per legittima difesa putativa, ovvero per difendersi da un’ipotetica aggressione dell’inquilino che, a suo dire, in due anni lo avrebbe più volte minacciato di morte. Se non passasse la tesi dell’assoluzione per legittima difesa, gli avvocati hanno comunque sostenuto l’insussistenza delle due aggravanti e chiesto che all’imputato venga concesso quindi di accedere al rito abbreviato, con una riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. La sentenza arriverà a fine mese.