A sei anni dall’omicidio dello storico capo mandamento del quartiere Santa Maria di Gesù, Giuseppe Calascibetta le indagini potrebbero essere ad una svolta. Un pregiudicato si è presentato in un commissariato del centro di Palermo ed ha chiesto di parlare con un magistrato al quale ha poi confessato di essere stato l’esecutore dell’omicidio del boss.
Si fa avanti ora perchè, stando al suo racconto, si sentirebbe in pericolo e per dare credibilità alle sue affermazioni da delle indicazioni per ritrovare l’arma di quel delitto. Gli agenti della squadra mobile recatisi nel luogo segnalato però non hanno trovato nulla.
Il giallo si infittisce, nulla si sa dell’identità di quest’uomo ma la Direzione distrettuale antimafia rimane in posizione prudente e sta verificando ogni affermazione fatta dal misterioso reo confesso. Le verifiche diranno se questo episodio potrà illuminare uno dei delitti di mafia più eclatanti degli ultimi anni. Il presunto killer ha precedenti per rapina e si è presentato nei giorni scorsi alla polizia.
Scarcerato nel 2008 fa dopo avere scontato la condanna per la strage Borsellino, Calascibetta era sottoposto alla sorveglianza speciale, una misura che comporta come sanzione accessoria la sospensione della patente. Per questo, per spostarsi, usava una microcar. E nella piccola auto fu trovato morto col volto sfigurato, a pochi metri da casa. I killer gli spararono cinque colpi di pistola in faccia colpendolo all’orecchio.
Dopo essere stato scarcerato, secondo gli investigatori, sarebbe tornato a ricoprire un ruolo di spicco nel quartiere di Santa Maria di Gesù, uno dei mandamenti mafiosi “storici” di Palermo.
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