Il pm di Termini Imerese Giacomo Barbara ha chiesto la pena dell’ergastolo per Pietro Morreale, il giovane di 20 anni accusato di avere ucciso la diciassettenne Roberta Siracusa la notte tra il 23 e il 24 gennaio dello scorso anno.

Secondo il pm la prova della colpevolezza di Pietro Morreale è stata raggiunta con certezza. Il pm nel corso dell’udienza ha ripercorso tutte le fase che hanno portato alla morte dell’ex fidanza. Ad ascoltare le parole del pm anche i famigliari di Roberta Siragusa.

Quello che successe quella notte

“Lui era all’interno dell’auto con Roberta – ha detto il pm – lui era a comprare le sigarette al Tabacchi Cecala. Lui era a guidare l’auto quando arrivava al Campo Sportivo. Lui era a dirigersi verso l’auto non appena le fiamme avevano interrotto il loro movimento. Lui era a guidare l’auto per tentare di impedire che le fiamme si vedessero dalla sede viaria soprastante. Lui era a trascinare il corpo in fiamme di Roberta e a nasconderlo nel dislivello scosceso. Lui era a spostare l’autovettura, a telefonare a Marco Sineni e a tentare di telefonare altri amici mentre il corpo di Roberta era ancora in fiamme. Lui era a scavalcare il cancello del Campo di calcio a 11. Lui era a camminare con la torcia del cellulare accesa lungo la strada ove poco prima Roberta aveva preso fuoco. Lui era ad allontanarsi dal Campo Sportivo a bordo della sua auto, lasciando il corpo bruciato e senza vita di Roberta nascosto nel dislivello scosceso. Lui era alla guida dell’auto allorquando veniva ripreso mentre percorreva la salita che conduce a Monte Rotondo e poi mentre tornava indietro dopo soli circa 6 minuti. Lui era ad effettuare una deviazione dal percorso e ad affacciarsi davanti la casa della famiglia di Roberta per verificare se qualcuno si fosse accorto della di lei assenza. Lui era a sostare per circa 5 minuti nell’abitazione sita in via Belgio. Lui era a fare ritorno al Campo Sportivo, a posizionare l’autovettura nel terrapieno subito al di sotto del dislivello a scosceso, a caricare il corpo esanime di Roberta nell’autovettura e ad allontanarsi dopo circa 20 minuti. Lui era, infine, alla guida dell’auto allorquando veniva ripreso mentre percorreva nuovamente la salita che conduce a Monte Rotondo e poi, dopo circa 12 minuti, mentre tornava indietro una volta che si era disfatto del cadavere di Roberta Siragusa gettandolo dal dirupo ivi presente. Dobbiamo quindi chiederci: è stato lui a dare fuoco a Roberta dopo averla colpita più volte al capo?”

Per il pm omicidio non suicidio

Per l’accusa non ci sono dubbi che la morte di Roberta Siracusa sia un omicidio e non un suicidio.

“Tali fatti, certi, rivestono un assoluto carattere gravemente indiziario del fatto che Pietro Morreale abbia ucciso Roberta Siragusa – aggiunge il pm – Un’eventuale ricostruzione in termini di condotta suicidiaria o di evento accidentale, invero, non troverebbe alcuna spiegazione alla luce di quanto fatto dall’imputato. Tutto ciò premesso e considerato, ritenuta raggiunta la prova della colpevolezza, si chiede che l’imputato venga dichiarato responsabile dei delitti di omicidio, aggravato dall’esser stato commesso contro la persona a lui legata da relazione affettiva, con premeditazione e con crudeltà, e di occultamento di cadavere, commesso per occultare o comunque per assicurarsi l’impunità dal delitto di omicidio. Si ritiene che non vi siano i presupposti per riconoscere all’imputato le circostanze attenuanti generiche”.

A settembre sarà la volta degli avvocati che assistono a famiglia della vittima, costituta parte civile al processo, Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio. e della difesa Gaetano Giunta che difende Pietro Morreale.

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