E’ stato il giorno in cui ha deposto la mamma di Roberta Siragusa, la giovane di 17 anni uccisa a Caccamo la notte tra il 23 e il 24 gennaio dello scorso anno.

Si è fatta coraggio mamma Iana Brancato, instancabile donna che trova la forza e il coraggio di parlare della sua Roberta e di quel rapporto conflittuale che lei non gradiva.

“Pietro era molto geloso di Roberta, mia figlia aveva un rapporto conflittuale con lui proprio per questa forte gelosia che nutriva nei suoi confronti. La cercava a ogni ora del giorno e della notte. Le controllava spesso il telefonino”. Così ha esordito ieri Iana Brancato. Sua figlia Roberta è stata trovata morta e con delle ustioni sul corpo in un dirupo del Monte San Calogero, a Caccamo.

Ha trovato dento di sé la forza nonostante l’immenso dolore per la perdita della figlia, così come il marito Filippo e il figlio Dario che ieri sono stati sentiti nel corso dell’udienza del processo che si sta svolgendo nell’aula bunker di Pagliarelli davanti alla seconda sezione della corte di assise, presieduta da Vincenzo Terranova.

I familiari hanno ribadito che quel rapporto tra Roberta e Pietro Morreale, unico imputato, difeso dall’avvocato Gaetano Giunta, non lo accettavano di buon grado. “Non ci vedevo chiaro, non vedevo mia figlia felice”, ha detto ancora la madre che ha descritto Roberta come “una ragazza gioiosa che aveva tanti progetti per il futuro. «Mia figlia amava la vita – ha aggiunto Iana Brancato – voleva iscriversi in un istituto privato per recuperare gli anni di scuola persi”.

La donna ha ribadito, ancora una volta, come la ragazza non avesse mai manifestato mai l’intenzione di suicidarsi, come sostiene la difesa dell’ex fidanzato. “Una volta maggiorenne avrebbe preso la patente» ha spiegato, ricordando come avesse espresso il desiderio di partire in viaggio con il suoi familiari «senza Pietro”.

E ha anche parlato del suo rapporto con Roberta “come quello di ogni mamma con la propria figlia, si litigava magari per un telefonino che lei voleva ma che non potevo permettermi di comprarle. Poi passava tutto e dopo due ore ci abbracciavamo di nuovo come se nulla fosse”.

I familiari hanno riferito anche di “un occhio nero” di Roberta che avrebbero attribuito ad una reazione violenta da parte dell’ex fidanzato che, secondo il pm Giacomo Barbara, sarebbe l’autore del delitto.

I familiari della vittima sono assistiti dagli avvocati Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona La Verde. E ieri è stato ascoltato anche Malerba, un consulente tecnico, che ha esaminato il telefono cellulare di Morreale (dai contatti alla memoria, ai messaggi  nelle chat), mentre lo smartphone di Roberta non è stato mai ritrovato.

Nell’udienza di lunedì, invece, sono stati ascoltati il maggiore Giuseppe Scrima, il maresciallo Giancarlo Maugeri ed il tenente colonnello Carlo Giovanni Romano dei Ris che hanno riferito sull’esito degli accertamenti sulla scena del crimine, il campo sportivo di Caccamo. Dai filmati delle telecamere che inquadravano la zona dove la povera Roberta sarebbe stata bruciata, si vedeva una scia di fumo.

Dal sopralluogo è stata trovata una scia di benzina. Il comandante dei Ris avrebbe ricostruito i momenti in cui l’ex fidanzato avrebbe dato fuoco alla povera vittima. Le fiamme avrebbero avvolto la parte superiore del tronco arrestandosi all’altezza del bacino, forse a causa della posizione in cui si trovava o per la presenza di sterpaglie.

Dopo aver descritto le condizioni in cui era il corpo, è stato ribadito che sulla scena del crimine c’era una bottiglia vuota con ancora tracce di benzina.

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