• Il presente e il futuro di Palermo mentre si avvia a scadenza il mandato del sindaco Orlando
  • Ne ha parlato il giornalista e scrittore Roberto Alajmo, suo ex grande paladino
  • Secondo Alajmo la ‘redenzione’ della città tarderà ancora ad arrivare

Ultimo anno di sindacatura per Leoluca Orlando ed è tempo di bilanci. Palermo non è una città facile da amministrare, si sa, ma forse, nei lunghi anni della sua permanenza sulla poltrona di primo cittadino, Orlando poteva fare di più, o forse no, perché il capoluogo siciliano è probabilmente destinato ad un triste declino e la luce, in fondo al tunnel, non la vedremo di certo a breve.
Ne è convinto Roberto Alajmo, giornalista e scrittore, ex direttore del Teatro Biondo ed ex energico sostenitore di Orlando ma la cui posizione, adesso, è nettamente diversa rispetto al passato.
Alajmo ha parlato del presente e futuro della città in occasione di uno degli incontri nel calendario di RestArt, il festival culturale in corso a Palermo fino al 28 agosto.

Le contraddizioni di Palermo

“Io ho scritto – ha esordito Alajmo – un libro sulle contraddizioni di Palermo che però non devono essere usate in maniera scorretta. Le contraddizioni sono una cosa, l’incapacità amministrativa un’altra. Io sono convinto, forse perché di mestiere faccio il romanziere, che qui ci sia qualcosa in più dell’incapacità e della malafede.
Io credo che siamo di fronte ad una forma ormai determinata di ‘cupio dissolvi’ (letteralmente “desiderio d’essere dissolto”, ndr). Cioè un disegno attivo perché tutto quello che c’è di buono ed è stato fatto venga cancellato”.

Il disastro degli ultimi 5 anni

Non è tenero con il sindaco Orlando il suo ex grande paladino. Ha proseguito, infatti, Alajmo: “E’ una forma di perversione, se si vuole, instaurata dagli ultimi cinque anni a questa parte”. Poi una metafora alquanto significativa: “E’ come se avessimo preso un bus turistico che ci ha portato a vedere posti molto belli ma poi ci ha riportato esattamente dove eravamo prima”.

Il prossimo sindaco di Palermo

Ma come sarà il prossimo sindaco di Palermo? Riuscirà a risolvere i problemi della città? Anche qui Alajmo è categorico e per niente ottimista, anzi, provocatore. “Io non mi meraviglierei – ha detto – se uno dei figli di Vito Ciancimino (l’ex sindaco del “sacco di Palermo” condannato per mafia, ndr), si candidasse a sindaco nella prossima tornata elettorale e venisse eletto. Perché noi siamo tornati dove eravamo e forse anche un pochino più indietro”.
Insomma, da parte di Orlando, solo promesse e la regressione della città, secondo il giornalista e scrittore, è sotto gli occhi di tutti. Quando Palermo avrà il suo riscatto? E poi, lo merita davvero? Di certo tanti gli interrogativi. “C’è una cosa che mi addolora molto – ha concluso Alajmo -: capisco che il prossimo sindaco sarà peggiore di questo, perché ci sono tutti i presupposti perché sia così. Non ho la speranza di vedere, nell’arco della mia vita, una rinascita di questa città. Forse, o meglio, sicuramente ci sarà, ma non sarò io a poterla vedere”.
Passerà dunque molto tempo prima dell’emancipazione di Palermo, prima che la città diventi davvero come Orlando l’ha sinora descritta nei suoi proclami.
Una redenzione necessaria ma che di certo tarderà ancora ad arrivare.

Orlando terzultimo in Italia per gradimento tra i sindaci

Intanto, una settimana fa, sono stati resi noti i risultati del Governance Poll realizzato da Noto Sondaggi per il Sole24ore sul gradimento dei presidenti di Regione e sindaci italiani. Leoluca Orlando si è piazzato al terzultimo posto.