Il comune denominatore che identifica la campagna elettorale in vista delle amministrative del 28 aprile nella cittadina normanna di Monreale è: dissesto finanziario.

Argomento di difesa, offesa, excusatio non petita, spauracchio, condanna, occasione di riscatto, etichettato in ogni modo, campeggia nelle parole e negli argomenti degli otto candidati sindaci alla carica di primo cittadino.

Una poltrona che scotta, ma non tanto, evidentemente, considerata la pattuglia di aspiranti ad occuparla. Con l’avvio dei comizi, la campagna elettorale è entrata nel vivo, anche se polemiche e accuse erano partite già da un pezzo. Tutti concordano sul fatto che nessuno vincerà a primo turno; ogni mossa, dunque, ogni stilettata sono pensate e modulate in vista di un quasi scontato ballottaggio.

Si ricandida il sindaco uscente, Piero Capizzi, sostenuto da due liste civiche “Alternativa civica” e “Popolari per Monreale”, accanto a lui il rais delle preferenze alla scorsa tornata elettorale, il presidente del Consiglio comunale uscente Giuseppe Di Verde; circondato da persone fedelissime, Capizzi fa della fiducia personale uno dei suoi cavalli di battaglia; non si è candidato l’ex sindaco Toti Gullo, da sempre a lui vicino.

È tornato nell’agone politico, e non certo in modo silenzioso, l’ex deputato regionale ed ex sindaco Salvino Caputo, l’unico, insieme al candidato della Lega, a potere contare sul simbolo di un partito, Forza Italia. Tutto il gotha dei forzisti si è presentato a Monreale per fare sentire il sostegno della politica “che conta” all’indomito candidato. Con lui anche la lista “Per Monreale Salvino Caputo sindaco”.

Si ricandida per la seconda volta a primo cittadino Alberto Arcidiacono, ex presidente del Consiglio comunale. Con lui la pattuglia più folta di candidati consiglieri con quattro simboli ad accompagnarlo: “#Diventerà Bellissima”, “La Nostra terra”, “In Autonomia e libertà”, “Obiettivo futuro”. Arcidiacono ha incassato l’appoggio del Presidente della Regione Nello Musumeci, la cui lista è capitanata da Marco Intravaia, segretario particolare del Governatore. Fra gli assessori designati, Giuseppe La Fiora, ispiratore del Piano di riequilibrio finanziario, da ex assessore al Bilancio.

Ritorna sulla scena politica monrealese anche Roberto Gambino, ex vicesindaco che lasciò la carica durante la candidatura di Gullo. Accerchiato da un gruppo di giovani, molti dei quali si affacciano per la prima volta alla politica, si è accaparrato la seconda più votata alle scorse elezioni: Rosanna Giannetto, designata assessore. A sostenerlo la lista del movimento che lui stesso ha creato “Il Mosaico” e “Monreale bene comune”, cui è vicino l’ex deputato nazionale Tonino Russo.

La Lega è scesa in campo con un proprio candidato, Giuseppe Romanotto, pronta a raccogliere i mal di pancia dell’elettorato monrealese. Commercialista ed esperto di Bilancio, consigliere uscente, ha accanto a sé un altro big del consenso locale, Giuseppe La Corte, designato assessore. La Lega non nasconde la sua ambizione ad essere determinante in vista dell’eventuale ballottaggio.

Ha deciso di metterci la faccia anche Massimiliano Lo Biondo, da sempre vicino all’area Renzi, senza pace all’interno del Pd monrealese. Dopo vari rumor che lo volevano in squadra con alcuni candidati ha ufficializzato la sua scesa in campo con la lista “#Oltre”; fra gli assessori designati, un veterano della politica monrealese, Gioacchino Lo Piccolo.

Ci riprova sotto l’egida dei “5 Stelle” anche Fabio Costantini che nella scorsa tornata elettorale era riuscito ad entrare in Consiglio, dopo che la lista aveva sbaragliato la soglia del 5 per cento. Lontano dalle percentuali nazionali, i 5 Stelle a Monreale rappresentano sempre una scheggia imprevedibile.

Ultimo ad avere ufficializzato la sua candidatura Benedetto Madonia, rappresentante del movimento civico “Occupiamoci di Monreale”. Ingegnere, neofita della politica attiva, ha già ufficializzato quattro assessori.
In questo panorama s’impone allo sguardo l’assenza del Pd che non ha sostenuto con il suo simbolo nessun candidato, ma si è smembrato fra Arcidiacono, Gambino e Lo Biondo. Per tutte le liste, in modo particolare per quelle dei cosiddetti outsider, la spada di Damocle è il quorum del 5 per cento che sbarra l’ingresso al Consiglio comunale, per superare il quale è necessario raccogliere intorno ai 1200 consensi.

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