Palermo capitale del caro benzina. Il costo più alto di carburante è, infatti, nel capoluogo siciliano che si posiziona in vetta alla classifica
nell’inchiesta realizzata da Altroconsumo che ha messo a confronto sei città italiane. Oltre Palermo, l’associazione di consumatori italiani ha passato al setaccio anche i prezzi nei distributori (1100 in tutto) di Milano, Roma, Cagliari, Trieste e Perugia.

Tutte città in cui le tasche degli automobilisti sono meno alleggerite di quelle dei siciliani. Fino a sette centesimi in meno: il prezzo
della benzina a Palermo arriva a 1.72 euro, contro l’1.65 di Perugia, in assoluto la più economica. Un dato perlomeno singolare, dal momento
che solo dalla Raffineria di Milazzo – tra le tre più grandi d’Italia, assieme a quella di Sannazzaro (in provincia di Pavia) e di Saras (in Sardegna) – escono 10 milioni di tonnellate di carburante l’anno: “È senza dubbio un dato curioso: i costi di stoccaggio e trasporto, vista la vicinanza con le raffinerie, sono praticamente abbattuti, è probabile ci sia un problema di organizzazione della rete di distribuzione”, commenta il responsabile dell’inchiesta di Altroconsumo, Marco Bulfon.

Numeri dunque che sembrano rafforzare uno degli argomenti più cari agli autonomisti, caro anche al governo Musumeci che ha inserito
nella finanziaria del 2018 il rientro nelle casse siciliane delle accise, pagate sull’isola e incassate dallo Stato, per riutilizzarle per finanziare  Lea (i livelli essenziali di assistenza).

L’assessore al Bilancio, Gaetano Armao, solo una settimana fa ha festeggiato come “grande apertura” la richiesta della Corte costituzionale di un approfondimento sul ricorso presentato dalla Regione e finora sempre bocciato tout court.

Mentre il governo Musumeci, dunque, spera di reintegrare le risorse siciliane anche con le tasse sulla benzina, in croce è adesso il sistema
di distribuzione di carburante nell’isola: “È una situazione comune a tutta l’Italia: uno dei maggiori produttori di benzina con i prezzi
più alti d’Europa. Per intenderci è come se pagassimo gli spaghetti più che in Francia”, continua Bulfon.

E va peggio in Sicilia: come se il cannolo costasse più che a Pavia: “Perché? Una causa è la mancanza a Palermo di distributori in centri
commerciali, ma anche la massiccia presenza di distributori piccoli e la cui vendita è concentrata solo sulla benzina. Questo predispone
la necessità per il gestore di mantenere prezzi più alti”.

Non è d’accordo con Bulfon, Francesca Costa, presidente di Confesercenti Palermo, imprenditrice nel settore della distribuzione di
carburante: “I prezzi dipendono dalle grandi compagnie che anche nella stessa città impongono prezzi diversi da distributore a distributore”.

Ma perché le grandi compagnie attaccherebbero così il portafoglio dei siciliani? “Si valuti che in estate la Sicilia ha un flusso importante
di turisti”, spiega Costa.

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