Nel giorno dell’ultimo saluto alla piccola Ariele, la bimba di 11 anni di Casteldaccia morta dopo 16 giorni di ricovero all’ospedale Di Cristina dopo avere contratto la variante Delta del Covid, un’altra bimba nata nell’agrigentino di appena 10 giorni si trova ricoverata in terapia intensiva all’ospedale Cervello di Palermo. Nonostante l’iniziale apprensione le sue condizioni non destano preoccupazioni, così come quelle di altri due neonati – figli di due donne diverse ma entrambe Covid positive – che si trovano nell’area grigia.

Tamponi adesso negativi

I loro ultimi tamponi sono risultati negativi e dunque entro la prossima settimana potrebbero essere dimessi. Nello stesso reparto è ricoverato un altro bambino di due mesi arrivato all’ospedale dei Bambini e poi trasferito al Cervello con un quadro clinico che desta ancora preoccupazione. “Sia la bimba di Agrigento che il piccolo di appena due mesi stanno meglio. Certo le condizioni sono diverse, ma possiamo dire che al momento rispondono alle terapie – dicono i medici che li hanno in cura – ancora dire che sono fuori pericolo è presto, ma siamo fiduciosi”.

Oggi due parti all’ospedale Cervello

Proprio oggi al “Cervello” due mamme positive daranno alla luce i loro bimbi che subito saranno sottoposti al test per verificare se sono o meno contagiati. “In questo anno di pandemia – aggiungono i medici della neonatologia – sono stati almeno 150 i parti su mamme positive. Non è certo una novità. Adesso davvero se volete darci una mano per affrontare questo ennesimo periodo invitiamo tutti a vaccinarsi”.

I genitori della piccola Ariele: “Non siamo no vax”

Notizia che rimbalza nel giorno in cui proprio oggi i genitori della piccola Ariele hanno dato l’ultimo saluto alla loro piccola. Bollati come no vax, hanno voluto ribadire anche oggi che è importante vaccinarsi. “Invito tutti a vaccinarsi – ha detto la mamma di Ariele – Noi non ci siamo vaccinati perché dovevamo accudire nostra figlia che aveva bisogno di un’assistenza continua”. Ariele era affetta da una malattia metabolica rarissima e nel 2015 i genitori avevano deciso di sottoporla a una cura vietata in Italia perché non riconosciuta dalla comunità scientifica.

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