- Diverse associazioni preoccupate per la “politicizzazione dei parchi archeologici“
- Un incontro a Palermo per discutere sella questione dei Comitati
- La legge regionale consente ai Comitat di esprimere un parere “tecnico” decisionale
Le Associazioni dicono no alla politicizzazione dei parchi archeologici dopo la firma apposta dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà sui primi decreti con cui, come aveva annunciato oltre tre mesi fa, intende porre fine al lungo commissariamento dei tredici parchi archeologici e insediare finalmente i Comitati tecnico-scientifici, organi di co-governance dei direttori.
Tutti contro i comitati
Le Associazioni in difesa dei beni culturali, del paesaggio e dell’ambiente, tra le quali, in prima linea, Italia Nostra, Legambiente, Assotecnici, Confederazione Italiana Archeologi, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, insieme alla storica dell’arte Silvia Mazza, annunciano entro giugno un incontro aperto al pubblico a Palermo. Secondo le associazioni, questi Comitati sono uno degli elementi fondamentali che qualificano l’assetto autonomistico che distingue i parchi dai musei o dalle soprintendenze, consentendo loro di trattenere gli incassi dall’attività di gestione dei beni conferiti, invece che versarli, come gli altri, nel calderone del bilancio della Regione.
La preoccupazione delle associazioni
“Se andiamo a vedere la natura di questi Comitati, la composizione e i compiti, la questione inizia a prendere un’altra piega. Ma che ci fa una squadra di politici in organi tecnico-scientifici chiamati a pronunciarsi sulle sorti di milioni di metri quadrati di territorio, un concentrato di beni culturali e paesaggistici tra i più importanti al mondo? In organi che si esprimono a maggioranza, sono 9 i sindaci nel parco di Himera contro 3 tecnici e 5 in quello di Tindari sempre contro 3 tecnici”. Le associazioni si dicono preoccupate per il fatto che la legge regionale consenta a questi Comitati, così composti, di esprimere un parere “tecnico” decisionale, che addirittura potrebbe sostituire quello delle Soprintendenze. “Un pronunciamento che, invece, la superiore legge statale riconosce in via esclusiva ai soli tecnici”, dicono.
L’incontro a Palermo
Al centro del confronto di Palermo anche, la “dis-organizzazione amministrativa che ha partorito dei parchi extra-large che esorbitano ampiamente dai limiti territoriali disposti dai decreti di perimetrazione di ciascuno; la vera e propria emorragia di archeologi in dotazione a questi istituti, in cui solo 4 direttori hanno questa qualifica; l’aggiornamento della normativa regionale in materia; e il ripensamento di compiti e composizione dei Comitati e degli altri organi di gestione per un efficiente “modello siciliano” di una governance decentralizzata, in grado di far interagire il patrimonio archeologico e paesaggistico con le potenzialità socio-economiche dei territori ricadenti nei parchi”.
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