Una volta era il parco Cassarà, area verde divenuta punto di riferimento per l’intera città. Poi è rimasta chiusa per dieci anni. E le prospettive per la riapertura continuano a non essere buone. Si è svolta questa mattina davanti ai cancelli di via Ernesto Basile una protesta per sensibilizzare l’Amministrazione Comunale sul destino di uno dei più grandi polmoni verdi di Palermo (secondo per estensione solo al parco della Favorita). Un gruppo eterogeneo composto da attivisti, studenti e rappresentanti del mondo politico che ha rappresentato tutte le proprie perlessità in merito ai ritardi e a tutte le occasioni perse per rilanciare il destino di questa parte di città.
La protesta al parco Cassarà
La riapertura del parco Cassarà è un evento atteso da tutti, residenti e non, studenti e non studenti. Uno spazio in poter fare quattro passi, attività sportiva o altro. Oggi è solo l’ennesimo giardino urbano chiuso, abbandonato ad incuria e degrado. I cancelli sono rimasti serrati addirittura dal 16 aprile 2014, ovvero da quando la Procura di Palermo appose i sigilli al parco a causa della presenza di agenti inquinanti. Fra questi figurava, purtroppo, anche l’amianto.
“Intitolazione spostata è pessimo segnale”
Fra due settimane, saranno dieci anni dall’ultimo volta in cui lo spazio verde intitolato a Ninni Cassarà ha aperto i battenti. L’utilizzo del tempo imperfetto non è casuale. Di recente infatti l’Amministrazione Comunale ha spostato l’intitolazione all’eroe antimafia sui cancelli di villa Trabia. Fatto quest’ultimo che i manifestanti considerano un pessimo segnale. “Togliere il nome al parco vuol dire probabilmente che questa area verde non riaprirà mai”, sottolinea Ludovica Di Prima, rappresenta del movimento Ecologia Politica Palermo. “Se l’Amministrazione avesse avuto un effettivo progetto per la riapertura, avrebbe potuto prendete tempo. Invece si è deciso diversamente”.
Chiesta la riapertura al pubblico della “zona verde”
Ventotto ettari di terreno quasi totalmente inutilizzati, fatta eccezione per gli spazi al momento concessi al Coime e accessibili dall’ingresso di corso Pisani. Uffici che si trovano nei pressi della cosiddetta “zona verde“, la più grande delle tre aree in cui è stato suddiviso il parco Cassarà (circa 15 ettari) e nella quale si è proceduto in diverse fasi alla rimozione manuale e meccanica dei materiali inquinanti. Su questa zona, l’Amministrazione punta ad una riapertura in circa dodici mesi, anche se qualcuno spinge affinchè si faccia presto. “E’ da anni che facciamo battiglie in favore della riapertura – sottolinea la consigliera comunale del M5S Concetta Amella -. Quest’anno chiediamo almeno la riapertura almeno della zona verde, quella in cui possono circolare i dipendenti del Coime. La domanda è: perchè per lo non c’è pericolo di inquinamento mentre per i cittadini si?”.
Parco Cassarà, uno dei polmoni verdi più grandi dell’ex Conca d’Oro
Una risposta che i manifestanti presenti questa mattina in via Basile chiedono agli uffici del Comune. In questo parco si potrebbero fare attività ed eventi – evidenzia Giovanni Castronovo, studente universitario -. I bambini potrebbero venire a giocare qui. Gli studenti potrebbero passare del tempo qui, oltre ai vantaggi in termini di mobilità nella cittadella universitaria”. Spazi, quelli di viale delle Scienze, che una volta erano uno dei cuori pulsanti della Conca d’Oro. All’interno della cittadella, ricorda Concetta Amella, c’è ancora la fossa della Garofola, l’ultimo lembo di quella immensa piantura verde che ha contraddistinto in passato i polmoni verdi di Palermo. Un lontano ricordo, reso ancora più fioco dall’inerzia sulla riapertura del parco Cassarà. Intanto il tempo passa. E il prossimo 16 aprile saranno dieci anni che l’ultimo cittadino ha messo piedi lì dentro.
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