Oggi è il 18° anniversario della beatificazione di Pina Suriano, la venerabile serva di Dio che nonostante la breve vita spiccò a Partinico per il suo sacrificio e la dedizione divenendo una delle più forti testimoni dell’azione cattolica dei suoi tempi. Al santuario a lei dedicato si è tenuta la celebrazione con la venuta un po’ in sordina del neo arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi. E’ stata l’occasione non solo per ricordare le gesta della beata ma anche per un simpatico aneddoto raccontato dallo stesso vescovo. Lui la figura di Pina Suriano la conobbe ben prima del suo arrivo alla diocesi di Monreale, quando era distante tanti chilometri da questo territorio.

L’aneddoto di monsignor Isacchi

“E’ stato uno dei primi volti conosciuti ma di cui non ricordavo il nome quello della Beata Pina Suriano – ha raccontato monsignor Isacchi durante l’omelia -. Io quel 5 settembre del 2004, quando San Giovanni Paolo II l’ha dichiarata beata della chiesa io ero lì, in quella spianata a Loreto. Ed oggi è veramente una gioia essere qui in questo luogo dove è venerata. Avere una beata di riferimento per una comunità significa riconoscere la sua forza, la sua capacità di intercessione presso il padre. Quindi attraverso di lei noi chiediamo che le nostre preghiere possano raggiungere il cuore del Padre. Ma allo stesso tempo significa accoglierla come modello di vita cristiana, è un grande dono questa donna per noi, è un grande dono della chiesa”.

Vita breve ma intensa

Pina Suriano morì a soli 35 anni a causa di una malattia che fu la conseguenza di un infarto che la stroncò nel 1950. Fu una straordinaria testimone della fede: dal 1939 al 1948 fu segretaria dell’azione cattolica e dal 1945 al 1948, pur facendo parte del gruppo donne (cosa inusuale a quei tempi, ndr), nominata presidente delle giovani dietro pressante richiesta delle stesse giovani e continuò a fare la segretaria. Nel 1948 fondò l’associazione Figlie di Maria e fu presidente di questa nuova associazione fino alla morte. Straordinaria fu definita la coincidenza tra l’offerta di vittima, fatta dalla beata Pina nel marzo 1948, e l’affacciarsi di una forma di artrite reumatica così violenta da causare quel difetto cardiaco che l’avrebbe portata alla morte.

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